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Giorgio Bernardini
La rabbia e l’orgoglio della moda. Se imprenditori e lavoratori sono rimasti perplessi dal tavolo convocato martedì per affrontare la crisi del settore a Roma, istituzioni e associazioni toscane rincarano la dose degli allarmi.
La delusione è innanzitutto quella della Regione, che con l’assessore Stefano Ciuoffo (Pd), pratese, esprime il proprio disappunto per il mancato invito: «Il sistema moda, senza i distretti toscani, non esiste: facciano pure se vogliono parlare d’altro ma se la politica ritiene che questa vicenda si possa affrontare senza confrontarsi con i territori che la vivono, fa un grave errore».
Al tavolo aveva chiesto di partecipare anche il Comune di Scandicci, dove sorgono la maggior parte delle aziende di accessori e borse del lusso accessibile. Lì, già da molti mesi, sono in cassa integrazione centinaia di lavoratori. «Abbiamo chiesto di intervenire — spiega la sindaca, Claudia Sereni — ma il ministro ci ha risposto che era un tavolo ordinario che convoca periodicamente, dunque non specifico sulla crisi. Non abbiamo trovato elementi di rassicurazione e aspettiamo di essere interpellati come amministrazioni: i problemi reali li abbiamo noi sui territori». Nei prossimi giorni Sereni convocherà i sindacati e farà il punto sullo stato della crisi.
I dati sono chiari: dall’ultima parte del 2023 il sistema produttivo della moda, del tessile e dell’abbigliamento è in caduta libera. Al tavolo convocato dal ministro del Made in Italy Adolfo Urso ha partecipato Claudia Sequi per Confindustria Moda (la Federazione che oggi rappresenta Assocalzaturifici, Assopellettieri, AIP Associazione Italiana Pellicceria e Unic concerie italiane). Ma anche lei non è soddisfatta: «La crisi del sistema ha raggiunto vette inesplorate. Apprezziamo l’attenzione riservata dal governo alle emergenze del breve periodo ma bisogna fare di più per sostenere le aziende e salvaguardare know-how e posti di lavoro». In posizione di rilancio anche Francesco Marini, che oltre a guidare una delle più importanti imprese tessili di Prato è al vertice della sezione Sistema moda di Confindustria Toscana Nord. «Dopo il Covid i clienti avevano comprato molto più di quanto il mercato potesse recepire, ritrovandosi con i magazzini pieni; recessione e guerre, assieme all’inflazione, hanno generato il forte rallentamento degli acquisti. Siamo fiduciosi che a fine anno si possa ripartire: bisogna però adeguare i modelli di business delle nostre aziende, facendo diventare le filiere più corte. La moratoria sui mutui e i finanziamenti che promette il governo dà un po’ di agio a chi ha fatto investimenti, ma quel che vorremmo sono le risposte certe sul credito d’imposta maturato su ricerca e sviluppo. E soprattutto ci vogliono soluzioni di lungo termine: se si considera il settore moda per quello che è — strategico per il Paese — è necessario agevolare davvero gli investimenti in questo settore, una volta per tutte».
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