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Aldo Tani
Siena A pochi mesi di distanza dall’ennesima riconferma a presidente della Banda Città del Palio, Maurizio Bianchini non si immaginava di terminare il mandato con le dimissioni. Eppure, dopo 18 anni alla guida dell’associazione, il giornalista ha fatto un passo indietro. Spinto da diatribe interne, che hanno stoppato il lavoro fatto per trovare un accordo con Siena Jazz per l’utilizzo vicendevole di alcuni spazi all’interno della Fortezza medicea: locali ideali per cerimonie di laurea o altri eventi.
A far precipitare la situazione un comunicato del Consiglio direttivo della Banda, fatto circolare all’insaputa di Bianchini, dove si negava il raggiungimento di un’intesa con l’istituzione musicale, sconfessando quanto detto pochi giorni prima in un’intervista dal presidente di Siena Jazz, Massimo Mazzini. «Da una parte dei consiglieri — racconta Bianchini — mi era stata presentata la volontà di uscire con un comunicato. Ho provato a prendere tempo e riparlato con il presidente di Siena Jazz. Poi è stato fatto uscire quel documento a nome di tutti, compreso me. Quindi non ho potuto fare altro che dare le dimissioni». Con lui si sono fatti da parte anche alcuni consiglieri, tuttavia per Bianchini oltre al rammarico, è forte la consapevolezza che quell’accordo è importante per la Banda: «Nella delibera comunale per la cessione dell’immobile a Siena Jazz, c’era la garanzia che alcuni ambienti erano destinati a noi. In pratica ci veniva riconosciuto un ruolo. Non è sempre stato così nella nostra storia. Per questo sono ancora convinto che vada trovata una soluzione».
Possibile secondo il giornalista, perché al di là di alcune prese di posizioni personali, «forse per il troppo amore verso la Banda», c’è stata piena collaborazione di tutte le parti in causa. «Non ho niente da rimproverare al Siena Jazz. Loro hanno provato a smussare gli angoli e a trovare un accordo. Così come ha fatto il Comune», sottolinea Bianchini.
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