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27 Settembre 2024La montagna incantata
27 Settembre 2024«Si cerca il potere attraverso la violenza C’era un disagio, nessuno l’ha intercettato»
di Riccardo Bruno
Lo psichiatra Mencacci: manca un supporto sociale adeguato, non basta il codice rosso
Un’altra strage familiare.
«Siamo di fronte a una furia omicida probabilmente innescata dall’idea di perdita. Un assassino che pensa: tutto questo è mio e lo porto via con me». Claudio Mencacci, psichiatra e presidente della Società italiana di neuropsicofarmacologia, aggiunge però subito una riflessione: «Sono quasi sempre i maschi a compiere questi gesti così drammatici e crudeli, come se la loro azione fosse quella di cercare di recuperare un controllo e un potere attraverso la violenza».
L’atto di partenza è un femminicidio?
«Dagli elementi che abbiamo sembra che la coppia fosse in una fase di conflitto, il tema della gelosia intesa come possesso e non come sentimento è spesso alla base di questi crimini. Purtroppo gli omicidi familiari hanno superato il quaranta per cento dei delitti in totale».
Secondo lei perché?
«In un’epoca storica contrassegnata fondamentalmente dall’incertezza e dall’imprevedibilità, la famiglia non sta producendo futuro. Viene sempre meno a rappresentare un nucleo protettivo, ma un luogo di disfacimento dove esplode la violenza. Nel passato questa violenza era celata all’interno delle mura di casa, nei rapporti uomo-donna, nelle prevaricazioni che venivano considerate naturali. Oggi di fatto assistiamo a un numero altissimo di delitti familiari che si manifestano in tutto il loro aspetto orrifico».
La riflessione
Ogni volta resto annichilito quando sento i vicini che parlano
di «famiglia perfetta»
In questo caso, come in molti altri, chi conosce l’assassino sembra sorpreso: «Sembrava una persona normale».
«Tutte le volte rimango annichilito quando vengono intervistati i vicini e dicono che era una famiglia perfetta. Vuole dire che non riusciamo più a intercettare il disagio, ma anche che nessuno chiede aiuto perché è schiacciato in questa sorta di isolamento e di solitudine».
Non si riescono a cogliere i segnali di allarme?
«Non solo questo. Questi episodi sono la punta più drammatica di quello che sta avvenendo all’interno delle mure domestiche, per fortuna non in tutte. Tanti vivono isolati sotto la stessa casa, ognuno con il proprio smartphone, con i propri social, solo con se stesso. Questa non è l’idea della famiglia come condivisione degli affetti, come progettualità della crescita e del futuro. È in atto un cambiamento epocale, siamo di fronte a una giusta, necessaria equiparazione delle funzioni, del rispetto, della dignità e dell’uguaglianza tra uomo e donna, che però spesso viene contestata. Anche la coppia ha bisogno di una nuova narrazione e a volte non riesce ancora a definirsi».
Cosa sarebbe necessario?
«Manca un supporto adeguato in quelle situazioni di violenza domestica che rimangono ancora sotto traccia. Per una donna non sono ancora facilmente accessibili tutti quegli aiuti che potrebbero aiutarla e mettere in salvo anche i suoi figli. È vero che adesso ci sono normative come il Codice rosso che offrono delle oasi, ma stiamo attraversando un deserto e c’è ancora molto da fare, sia da un punto di vista sociale che culturale. A questo va aggiunto che tutto il nostro sistema di welfare è in crisi. E mi astengo dal parlare di quello sanitario».