Marcello Sorgi
«Sono quattro scemi», così Salvini ha tagliato corto sulle accuse dei giovani leghisti a “Tajani scafista”, anche se poco dopo s’è affrettato a ripetere che lo ius scholae, la bandiera che Forza Italia continua a far sventolare malgrado i richiami della premier Meloni, «non è una priorità». Ma la verità è che il Capitano ha trovato inopportuna l’uscita dei ragazzi del Carroccio perché aveva deciso di dare alla Pontida di quest’anno tutt’un altro indirizzo. E cioè di rivolgerla contro Fratelli d’Italia per far capire qual è la vera destra sovranista in Europa. Di qui Orban ospite d’onore; messaggi video di Marine Le Pen e Bolsonaro; oltre naturalmente al discorso del leader, che ha incassato una certa acquiescenza dell’ex-generale Vannacci, che al momento ha accantonato il progetto di un partito suo, e sia pure da indipendente, visto che non ha ancora preso la tessera, ha deciso di restare nella Lega.
È stata la passerella di Orban, ancora in carica alla presidenza del semestre europeo, a dare il “la” a un appuntamento un tempo storico, dato che la presenza di Bossi sul palco dava luogo a manifestazioni di fede quasi mistiche, e adesso, con Salvini, stanco, visto che l’unico argomento che può rianimarlo, l’autonomia differenziata, al momento è al vaglio della Corte costituzionale, che dovrà pronunciarsi anche sul referendum per l’abrogazione della riforma appena approvata. Per il resto, un certo divario tra i sentimenti del “popolo di Pontida” e gli argomenti antieuropeisti degli ospiti stranieri era evidente. Gli elettori leghisti che da oltre trent’anni (la Lega è il partito con più anzianità in Parlamento) sono stati abituati per molti anni alla litania della “secessione” della “Padania” con la quale Bossi teneva insieme le illusioni del partito nordista. Ma dopo che il “Senatur” è stato travolto, prima dallo scandalo familiare, poi dalla nuova strategia salviniana del “partito nazionale”, con la quale nel 2014 era stato raggiunto il 34 per cento, salvo poi ridiscendere all’8 di ora, sul Carroccio è sceso un velo di confusione. Che invano Salvini cerca di squarciare, ora agganciandosi alla destra estrema vincente in Europa, ora attaccando Meloni un giorno sì e l’altro pure, nella speranza, finora vana, che la visibilità riporti i voti perduti.