Ecco alcuni stralci dell’intervento del Segretario di Ratzinger.
1) “Ero presente quando Benedetto XVI, alla fine del suo mandato, depose l’anello piscatorio, come è d’uso all’indomani della morte di un Papa, anche se in questo caso egli viveva ancora! Ero presente quando egli, invece, decise di non rinunciare al nome che aveva scelto, come invece aveva fatto Papa Celestino V quando il 13 dicembre 1294, a pochi mesi dall’inizio del suo ministero, era ridiventato Pietro dal Morrone”.
2) “Perciò, dall’11 febbraio 2013 il ministero papale non è più quello di prima. È e rimane il fondamento della Chiesa cattolica; e tuttavia è un fondamento che Benedetto XVI ha profondamente e durevolmente trasformato nel suo pontificato d’eccezione [Ausnahmepontifikat], rispetto al quale il sobrio cardinale Sodano, reagendo con immediatezza e semplicità subito dopo la sorprendente Dichiarazione di rinuncia, profondamente emozionato e quasi preso dallo smarrimento, aveva esclamato che quella notizia era risuonata fra i cardinali riuniti ‘come un fulmine a ciel sereno’. Era la mattina di quello stesso giorno in cui, di sera, un fulmine chilometrico con un incredibile fragore colpì la punta della cupola di San Pietro posta sopra la tomba del Principe degli apostoli. Di rado il cosmo ha accompagnato in modo più drammatico una svolta storica. Ma la mattina di quell’11 febbraio il Decano del Collegio cardinalizio Angelo Sodano concluse la sua replica alla Dichiarazione di Benedetto XVI con una prima e analogamente cosmica valutazione del pontificato, quando alla fine disse: ‘Certo, le stelle nel cielo continueranno sempre a brillare e così brillerà sempre in mezzo a noi la stella del suo pontificato’”.
3) “Dall’elezione del suo successore Francesco il 13 marzo 2013 non vi sono dunque due Papi, ma de facto un ministero allargato – con un membro attivo e un membro contemplativo.
Per questo Benedetto XVI non ha rinunciato né al suo nome, né alla talare bianca. Per questo l’appellativo corretto con il quale rivolgerglisi ancora oggi è ‘Santità’; e per questo, inoltre, egli non si è ritirato in un monastero isolato, ma all’interno del Vaticano – come se avesse fatto solo un passo di lato per fare spazio al suo successore e a una nuova tappa nella storia del papato che egli, con quel passo, ha arricchito con la ‘centrale’ della sua preghiera e della sua compassione posta nei Giardini vaticani”.
“È morto Ratzinger ma vogliono seppellire Papa Francesco”, così è stato giudicato su Twitter il “rancore” di padre Georg e l’attacco mediatico diretto contro il Pontefice cui si è assistito nei giorni della pubblicazione del suo libro Nient’altro che la verità (Piemme, Casale Monferrato 2023). “Mi ha colpito con una grande tristezza: che il giorno del funerale sia stato pubblicato un libro che sparla di me, raccontando cose non vere, è molto triste. Certo, non mi tocca nel senso che non mi condiziona”, ha dichiarato Francesco nel libro Il Successore. “Ma mi ha fatto male che Benedetto venisse usato. Il libro è stato pubblicato il giorno del funerale, l’ho vissuto come una mancanza di nobiltà e umanità”.
I funerali del Papa emerito avevano assunto il sapore acre di un sequel del romanzo Angeli e Demoni di Dan Brown, dove il Camerlengo, figlio adottivo del Papa morto, aveva tentato il tutto per tutto per dare la sua sterzata alla vita della Chiesa. Ci si è anche chiesti se monsignor Georg si stesse concretamente candidando a guidare l’opposizione a Bergoglio, visti gli eccellenti rapporti con il cardinale Sarah. Il giorno dei funerali di Ratzinger, il ritratto di Sarah è comparso appeso sotto la statua di Pasquino, al centro di Roma, dietro piazza Navona, tradizionalmente ricettacolo nell’Urbe degli umori anonimi.
Gli “orfani” di Ratzinger non sono tedeschi – anzi, si può sostenere che in Germania Benedetto XVI non abbia trovato eredi – bensì in gran parte statunitensi, perché negli States è soffiato potente anche tra i cattolici il vento populista-trumpiano e il tentativo di trasformare la Chiesa di Roma in senso protestantico-evangelista (e non evangelico). L’ex Segretario di Ratzinger ha eccellenti rapporti, a esempio, con il presidente dei vescovi americani, Timothy Broglio, nominato nel novembre 2022 e dai tempi di Ratzinger (fine 2007) arcivescovo dell’Ordinariato delle forze armate americane, spostatosi sempre più su posizioni vicine a quelle dell’ex presidente Donald Trump.
Soprattutto, Broglio per anni è stato il Segretario particolare dell’ex Segretario di Stato, Angelo Sodano, e il suo stretto rapporto con Gänswein si è consolidato nonostante Sodano abbia “bollato” come “chiacchiericcio” gli scandali della pedofilia e impedito di sanzionare i crimini sessuali del fondatore dei Legionari di Cristo, Marcial Maciel – cosa che Ratzinger è riuscito a imporre solo dopo essere stato eletto Papa. Sodano ha sempre contrastato inoltre la scelta di Bertone, come Segretario di Stato perché non proveniva dalle fila della diplomazia vaticana.
“Gänswein è un amico”, ha dichiarato Broglio di recente in un’intervista a Repubblica. Ma il presidente dei vescovi americani ha preso anche le distanze dalla gestione mediatica del dissenso nei confronti di Francesco propria dell’ex Segretario di Ratzinger e del cardinale Raymond Burke: “Se abbiamo delle critiche da fare al Santo Padre dobbiamo farle a lui di persona e non tramite i mass media”.
Durante l’ultima assemblea autunnale dei vescovi statunitensi a Baltimora nel novembre 2023, Broglio si è ben guardato dal dare spazio a quello che pochi giorni prima era diventato, a seguito di un diretto intervento papale di rimozione, il vescovo emerito di Tyler, in Texas, cioè Joseph E. Strickland. L’ex nunzio Viganò aveva incitato Tyler alla “resistenza” e lui si presentò all’assemblea di Baltimora. Ma rimase fuori della porta, per strada, con gli striscioni.