Négociations et enjeux : au-delà du cessez-le-feu, tirer le Liban des bras de l’Iran
30 Ottobre 2024“Sinistra sconfitta da Conte Ora un contratto in 10 punti per tornare a governare”
30 Ottobre 2024La segretaria del Pd: “Sanità, scuola, lavoro, conversione ecologica e digitale, diritti: su questo deve fondarsi la coalizione”
Roma — All’indomani della sconfitta in Liguria, Elly Schlein è tutt’altro che scoraggiata. «Puntiamo a essere il primo partito, non solo a Genova ma in tutta Italia», dice. «Ma», avverte, «per battere la destra servono una coalizione e alleati solidi».
Quanto deve essere amaro portare il Pd sopra a tutti, doppiare FdI e non riuscire a vincere?
«Siamo molto dispiaciuti perché ci è mancato poco: quando si arriva a un soffio fa più male. Per questo va detto un grande grazie ad Andrea Orlando che ha fatto una splendida campagna elettorale. Il Pd ha dato il massimo, abbiamo sfiorato il 29%, due punti in più rispetto alle Europee e 9 sulle precedenti regionali. Siamo il primo partito della Liguria, davanti a FdI che invece ha perso 11 punti in cinque mesi, e abbiamo vinto a Genova, la città di cui è sindaco Marco Bucci: ci dà speranza in vista delle prossime comunali».
Non è bastato però, nonostante l’arresto e le dimissioni del governatore Toti. Perché?
«Pur essendo il Pd saldamente prima forza d’opposizione, e non era così quando sono arrivata, serve costruire una coalizione attorno a un progetto per il Paese. Fondato su cinque priorità: sanità, scuola, lavoro, politiche industriali per la conversione ecologica e digitale, diritti. Dopodiché mi ha colpito molto il dato dell’astensionismo: quando va a votare solo il 46% è una ferita per la democrazia, che deve interrogare tutta la politica ma soprattutto la sinistra, impegnata a produrre un cambiamento per le persone le cui condizioni materiali sono peggiorate e hanno perso la fiducia che il loro voto faccia la differenza».
Ha in mente un’iniziativa, magari convocare un tavolo con tutti i partiti di minoranza per provare a dare forma e stabilità alla coalizione progressista?
«Intanto abbiamo una priorità: vincere in Emilia Romagna e in Umbria fra 20 giorni. Una bella occasione per tirare insieme in questa direzione. Come lo è la campagna referendaria contro l’autonomia differenziata che spacca in due l’Italia. E in Parlamento non è mai mancato uno sforzo di coordinamento che spero si realizzi pure sull’orribile manovra del governo: quando siamo uniti siamo più forti».
Intanto alle elezioni andate spesso disuniti e perdete.
«Spero che il dato faccia riflettere tutti come fa riflettere noi, che non abbiamo mai speso un minuto in polemiche e inutili competizioni con le altre opposizioni, ma abbiamo avuto sempre un atteggiamento testardamente unitario: è quel che la gente si aspetta da noi, altrimenti non si spiegherebbe perché il Pd cresce così».
A caldo lei ha detto: il Pd sconta le difficoltà di altri. Può dare un nome a questi altri e alle difficoltà?
«Sebbene la coalizione fosse affiatata, alcune forze non hanno avuto risultati in linea con le Europee. E a risentirne, nonostante l’ottimo risultato del Pd, è l’intero campo progressista. Questo ci dispiace perché sentiamo forte la responsabilità di costruire l’alternativa alla destra, sappiamo di non bastare e ci servono alleati solidi».
Resta un punto da chiarire: in Liguria c’è stato il veto di Conte su Renzi? È destinato a ripetersi?
«Le coalizioni sono state costruite sui territori, che noi abbiamo affiancato. Ormai le cose sono andate così, concentriamoci sulle prossime sfide regionali dove spingiamo tutti nella stessa direzione. Non è un caso, ripeto, se il nostro atteggiamento ostinatamente unitario è stato premiato nelle urne, che sia di stimolo a tutti».
I riformisti del Pd le imputano tuttavia un errore politico: aver scelto fra Conte e Renzi sulla base dei sondaggi.
«Il Pd è unito e ha affrontato insieme tutti i passaggi sulle alleanze nelle regioni, tra l’altro senza mai, mai, imporre nulla dall’alto. Chiaramente il Pd non può scegliere anche per gli alleati, ma essendo il partito più grande cerca di trovare delle soluzioni anche ai problemi degli altri. Sulla base di un progetto fondato su temi concreti, non su una discussione politicista su perimetri fra sigle».
Anche Beppe Sala l’ha punzecchiata, dice che specie al Nord non ci si può appiattire su un M5S sotto il 5%. Questa riflessione la convince?
«Da quando sono segretaria il Pd è tornato prima forza d’opposizione e ha recuperato alle Europee più di 5 punti rispetto alla tornata precedente, in Liguria sfiora il 30. Non solo non si appiattisce su nessuno, ma oggi è il perno attorno a cui costruire l’alternativa a questa destra incapace e dannosa per il Paese».
Pure lei, come il sindaco di Milano, pensa che senza il centro la sinistra non può vincere?
«Finora abbiamo sempre lavorato per costruire coalizioni competitive, parlando con tutte le forze di opposizione. Il risultato delle Europee mostra che c’è già un blocco importante — con Pd, 5S e Avs che insieme hanno fatto il 40% — ma che per battere le destre bisogna ambire ad allargare. Sul come discuteremo. Capisco chi dice che il centro così diviso perde attrattività».
Quali sono le sue previsioni sul governo? Cadrà prima della fine della legislatura? E voi, nel caso, sareste pronti?
«Il Pd lavora incessantemente a farci trovare pronti e a far cadere un governo che sta massacrando e privatizzando la sanità pubblica, prendendo in giro gli italiani sui numeri e allungando le liste d’attesa. Che sta devastando la scuola pubblica col taglio di 8mila insegnanti e amministrativi. Che sta aumentando le diseguaglianze con l’autonomia differenziata. Che sta rendendo più fragili i lavoratori e che non ha una visione industriale su come mettersi alla guida della conversione ecologica. Anzi, affossano l’automotive tagliando 4,5 miliardi».
Ma se così è perché FdI è il primo partito del Paese e il suo consenso non scende?
«In Liguria il partito della premier ha perso 11 punti rispetto alle elezioni comunitarie di cinque mesi fa. Loro dicono che non calano ma hanno la stessa credibilità di quando sostengono d’aver fatto il più grande investimento nella sanità, che è invece è ai minimi storici degli ultimi 15 anni. Dopodiché, quando si tratta di potere, il centrodestra si ricompatta sempre, ma le divisioni ci sono e si vedono. Come è evidente dalla manovra, un concentrato di propaganda e misure inique».
Cosa c’è che non va?
«Promettevano di abolire la Fornero e invece hanno ridotto l’uscita anticipata delle pensioni; parlavano di aumentare le minime e le hanno alzate di 3 euro al mese, 10 centesimi al giorno. Per non parlare della tassa sugli extraprofitti di banche e assicurazioni che in realtà è un prestito che sarà restituito nel 2027: una bugia. Rispetto alle promesse, non stanno dando risposte. Gli elettori se ne accorgeranno. Come abbiamo fatto in Liguria, il Pd si sta adoperando per superarli anche a livello nazionale. E non siamo così distanti».