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Lo Stato vende il 15% e incassa 1,1 miliardi. I nuovi azionisti italiani per la banca
di Francesco Bertolino e Daniela Polizzi
Il governo scende dal 26,7 all’11,7% del Monte dei Paschi e incassa altri 1,1 miliardi. Banco Bpm entra al 5% e Anima sale dall’1 al 4% nell’istituto senese, portandosi nell’insieme al 9%. Al loro fianco, un gruppo di imprenditori italiani costruisce un presidio nazionale nel capitale della banca toscana: fra loro, secondo indiscrezioni, ci sono la cassaforte Delfin dei Del Vecchio e il gruppo Caltagirone, che avrebbero acquistato il 3,5% del Monte a testa, investendo nel complesso circa 500 milioni. Questo, in sintesi, il risultato della terza tranche di privatizzazione di Mps, conclusa ieri dal ministero dell’Economia e preceduta da sei sedute di forti acquisti su Mps in Borsa.
Alla luce dell’elevata domanda riscontrata, il Mef ha non solo raddoppiato la quota ceduta dal 7 al 15%, ma è anche riuscito a collocarla a premio del 5%. L’incasso per lo Stato è di 1,1 miliardi, cifra che porta a circa 2,7 miliardi i proventi complessivi della privatizzazione, a fronte degli 1,6 miliardi messi sul piatto solo due anni fa dal governo per ricapitalizzare Mps. «Abbiamo realizzato un’operazione di politica bancaria e finanziaria italiana volta a rafforzare l’azionariato di un attore importante nel mercato del credito», ha detto il ministro del Tesoro, Giancarlo Giorgetti.
Il governo resterà il primo socio con l’11,7% e avrà così rispettato l’impegno preso con l’Ue di scendere al di sotto del 20% della banca entro la fine dell’anno. A questo punto, l’eventuale azzeramento della quota pubblica dipenderà soltanto da valutazioni di opportunità politica e finanziaria. Bpm deterrà il 5% e, se e quando l’opa da 1,6 miliardi su Anima andrà in porto, arriverà al 9% grazie al 4% portato in dote dalla società di gestione del risparmio. Nell’annunciare l’acquisto, comunque, Bpm ha precisato di non avere intenzione di spingersi oltre il 10% e che l’investimento ha la sola funzione di consolidare la collaborazione esistente fra Mps e Anima nel risparmio gestito. Il risiko resta insomma nel cassetto, almeno per ora. Certo, la presenza di Bpm e Anima nel capitale di Mps potrà fungere da deterrente contro eventuali mire straniere, cosa che certo non dispiace al governo. Una barriera rafforzata dal duo Delfin-Caltagirone che assommano nei loro portafogli il 7% di Mps, il 27,6% di Mediobanca e il 16,9% di Generali e, così, si candidano a diventare un perno della finanza italiana.