Il presidente parla alla nazione: “Pronti a colpire i Paesi che forniscono le loro armi per attaccarci”
Vladimir Putin non parla di Terza Guerra Mondiale, ma non serve, la minaccia è quella, anche se si muove nel linguaggio consolidato degli eufemismi. Il presidente russo rompe il silenzio degli ultimi giorni con un “videomessaggio speciale”, un discorso “d’emergenza” alla nazione trasmesso in tv a reti unificate alle 20, ora di Mosca. È seduto alla stessa scrivania da cui, il 24 febbraio del 2022, dichiarò l’inizio della cosiddetta “Operazione militare speciale” in Ucraina. Stavolta alza il tiro: col lancio degli Atacms statunitensi e degli Storm Shadow britannici contro la Russia, «il conflitto regionale provocato dall’Occidente in Ucraina — dice — ha assunto elementi di carattere globale». Non usa la parola proibita vojnà “guerra”, ma konflikt“conflitto”. Le armi occidentali non hanno raggiunto gli obiettivi, osserva, ma è impossibile usarle senza «la partecipazione diretta di specialisti dei Paesi che le producono ». Per tutta risposta, le forze armate russe hanno «testato in condizioni di combattimento » un nuovo missile a medio raggio: «un missile balistico nella sua configurazione ipersonica non nucleare», dalla velocità di Mach 10, o2,5-3 km al secondo, «impossibile da intercettare» coi sistemi di difesa esistenti, dal nome Oreschnik ,Nocciolo.
«Riteniamo sia nostro diritto usare le nostre armi contro le installazioni militari di quei Paesi che consentono l’uso delle loro armi contro le nostre», minaccia, aggiungendo che avviserà «in anticipo i civili ». «In caso di escalation di azioni aggressive, risponderemo con la stessa forza e reciprocità. Raccomando alle élite al potere dei Paesi che intendono usare i loro contingenti militari contro la Russia di pensarci seriamente», insiste. «Non è la Russia, ma sono gli Stati Uniti a spingere il mondo intero verso un conflitto globale. Siamo sempre stati pronti, e lo siamo tuttora, a risolvere tutti i problemi con mezzi pacifici, ma siamo anche pronti per qualsiasi sviluppo. Se qualcuno ne dubita ancora, è vano: una risposta ci sarà sempre». Poco meno di otto minuti. Quanto basta per rallegrare i falchi. «La Russia oggi ha tirato fuori dalla manica un asso vincente, non c’è niente e nessuno con cui batterlo», commenta il canaleTelegram Pul3 . «Volevate questo? Bene, lo avete ottenuto», scrive l’ex leader Dmitrij Medvedev.
Diventa chiaro perché, in mattinata, la portavoce del ministero degli Esteri Maria Zakharova avesse ricevuto una telefonata a metà del suo briefing con la stampa. «Masha, l’attacco del missile balistico su Juzhmash, di cui stanno già parlando gli occidentali, non lo commentare proprio», le aveva detto una voce maschile. Quella del vicecapo dell’amministrazione presidenziale Aleksej Gromov, secondo Agentsvo .A commentare se la Russia avesse usato o meno un “missile balistico intercontinentale”, come sostenuto da Kiev, doveva essere Putin stesso. Per offrire una via d’uscita descrivendo un attacco missilisticocontro un altro Paese come un «test in condizione di combattimento » e suggerire così che la linea rossa non è ancora stata irrimediabilmente superata. Ma anche per chiarire la gravità del momento e, come ha spiegato bene l’analista britannico Mark Galeotti, «tenere l’Occidente in bilico per timore di ciò che sembra un nemico imprevedibile e inarrestabile» e «indebolire la volontà di resistere e lasciare la gente incerta su che cosa sia una minaccia reale e cosa non lo sia». L’arma segreta di Putin, in fin dei conti, non è il missile “Nocciolo”, ma la leva sulle paure dell’Occidente. Come osserva Galeotti, «resta da vedere se in futuro funzionerà o se, al contrario, ci abitueremo».