Banco Bpm tenta l’arrocco e respinge l’offerta pubblica di scambio volontario da 10,1 miliardi di cui è oggetto da parte di Unicredit sottolineando che «non è stata in alcun modo preventivamente concordata». In pratica un’offerta ostile (come l’ha definita il consigliere Mauro Paoloni) che in pochi giorni trasforma Bpm da potenziale traino per la creazione di un terzo polo bancario nazionale con Mps a possibile preda del gruppo guidato da Andrea Orcel. Ieri i vertici della banca di Piazza Meda si sono riuniti per un Cda che era già previsto ma che ovviamente ha cambiato l’oggetto della discussione esprimendo un primo parere netto sulla mossa di Piazza Gae Aulenti. E infatti, in una nota inviata già in mattinata e mentre l’incontro era ancora in corso, giudica «all’unanimità» l’Ops inadeguata a riflettere il valore della banca ed esprime forte preoccupazione per le «prevedibili ricadute a livello occupazionale e sociale» e per gli effetti negativi che avrà sulla «flessibilità strategica» dell’istituto, ingessato dalla “passivity rule” in una fase di forte crescita. E, ancora, che «riduce l’autonomia e mette a rischio le operazioni Anima e Mps».
In attesa della valutazione formale, che potrà arrivare solo tra qualche mese dopo la pubblicazione del documento di offerta, traspare tutto lo stupore di Banco Bpm per condizioni giudicate «inusuali» che «non riflettono in alcun modo la redditività e l’ulteriore potenziale di creazione di valore» della banca, a maggior ragione dopo le iniziative strategiche – l’Opa su Anima e l’acquisto della quota di Mps – che «si tradurranno in un aggiornamento degli obiettivi del piano, in parte già anticipati al mercato».
Il corrispettivo, infatti, esprime un premio dello 0,5%, trasformatosi in uno sconto di circa il 7,6% dopo la reazione divergente dei titoli in Borsa, ieri entrambi in calo di circa un punto percentuale. A questo prezzo, concordano molti analisti, difficilmente l’Ops andrà in porto ma la mossa consente a Orcel di giocare su più fronti: quello tedesco, dove la scalata a Commerzbank richiede tempi lunghi, e quello italiano dove, costringendo Castagna sulle difensive, si garantisce più opzioni strategiche. E se dovesse scegliere di concentrare i suoi sforzi sull’Italia non è escluso, evidenzia S&P, che possa alzare l’offerta. Ora si tratterà di vedere come si posizioneranno gli azionisti del Banco (a partire da Crédit Agricole) che ieri sono stati compatti. La banca francese, primo socio con il 9,2% del capitale, ha negato di aver chiesto alla Bce l’autorizzazione a salire sopra il 10%, dopo le indiscrezioni che ipotizzavano la costruzione di un derivato su un ulteriore 10% del capitale. Una contro offerta ad ora sembra improbabile.
Piazza Meda parla anche dei rischi derivanti dalla mossa di Unicredit: «L’offerta – sostiene il board – espone gli stakeholders di Banco Bpm all’alea connessa all’esito delle iniziative di espansione avviate da Unicredit in Germania (e il riferimento è all’incognita sulla riuscita della scalata a Commerzbank, ndr) nonché a una significativa diluizione dell’attuale esposizione geografica che, in luogo di un’attrattiva concentrazione nelle regioni più dinamiche del Paese e dell’Eurozona, si riposizionerebbe su aree caratterizzate da una minore crescita e un maggiore rischio geopolitico». In poche parole con la fusione verrebbe meno l’autonomia giuridica di Banco Bpm «a discapito del brand e riducendo significativamente la concorrenza sul mercato bancario italiano sia per i clienti retail che per i clienti corporate, in particolare per le Pmi».
Un forte monito dell’istituto meneghino è dedicato poi ai costi sociali dell’operazione: «Le sinergie di costo lorde stimate sono pari a 900 milioni, ossia più di un terzo della base costi di banco, destando forti preoccupazioni sulle prevedibili ricadute a livello occupazionale e sociale».
Alla fine Bpm dichiara di restare «focalizzata sull’implementazione del piano 2023-2026, sull’esecuzione dell’Opa su Anima e sul conseguente aggiornamento del piano industriale, non trascurando alcuna opzione strategica che possa ulteriormente contribuire all’obiettivo di creare valore per gli azionisti e per tutti gli altri stakeholders del gruppo». E infatti l’istituto di credito capitanato da Castagna ha depositato ieri alle autorità di vigilanza i documenti relativi alle istanze autorizzative dell’Opa. «Siamo tra le banche – rivendica il Cda – con le migliori prospettive di crescita nell’attuale scenario di mercato».