Graziano Delrio
alessandro di matteo
Matteo Piantedosi e Carlo Nordio «non hanno chiarito» affatto la vicenda Almasri, l’Italia esce da questa storia «delegittimata» ed è Giorgia Meloni in prima persona che deve spiegare al Parlamento se il governo ha «scheletri nell’armadio».
Graziano Delrio, Pd, boccia completamente le informative dei ministri, spiega che la premier «ha perso l’occasione per assumersi le sue responsabilità» e accusa: «È evidente che la liberazione di Almasri è stata decisa dalla presidente del Consiglio. Io sono stato sottosegretario a palazzo Chigi, so come funziona. La Meloni è una politica di razza, non mi sarei aspettato che mandasse avanti puerili giustificazioni interpretate da Piantedosi e Nordio. È stato uno scandalo liberare quello che è un torturatore, come risulta dagli atti ufficiali dalla Cpi».
Nordio dice che quegli atti erano sbagliati.
«Così si delegittimano gli organismi sovranazionali. È diventata questa la moda: Trump vuole uscire dall’Oms, da tutte le agenzie Onu. È una cosa gravissima. Quando hai un criminale tra le mani non lo rimandi a casa sua, lo tieni in galera. Soprattutto se dici di voler dare la caccia ai trafficanti di uomini. Avevi il più grande trafficante e lo hai rimandato a casa».
Piantedosi ha detto che Almasri era pericoloso. Non l’ha convinta?
«Ha detto il contrario di quello che ha detto Nordio, secondo il quale l’espulsione era un atto dovuto per dei cavilli formali, ma non un atto voluto. Piantedosi al contrario ha sostenuto che è stato un atto voluto per difendere la sicurezza nazionale. Ma era in carcere, non capisco a chi avrebbe dovuto nuocere. La verità è che Nordio ha fatto l’avvocato difensore di Almasri, e anche il giudice. Invece non aveva altro compito che trasmettere gli atti. Se è pericoloso lo tieni in galera. A meno che non hai altri scheletri nell’armadio. Ma allora si dica la verità. Chi ha dato l’ordine? Su questo la presidente del Consiglio deve venire lei a riferire, l’ordine è arrivato da lei».
Quali scheletri nell’armadio temete? Accordi con le autorità libiche?
«Resta un’ombra inquietante: che il governo sia esposto ai ricatti di criminali internazionali. Se c’erano ragioni di Stato che non sono state dette, allora si dicano. Che si debbano fare accordi con i Paesi africani lo sa anche un bambino. Ma vanno fatti a condizioni precise, bisogna garantire la vigilanza dell’Onu. Non puoi dire “fai tu, tieni i migranti lì, io non vedo”. Uno Stato democratico sa difendere ragione di stato senza girarsi da altra parte sui diritti delle persone. Noi abbiamo presentato una proposta: la guerra ai trafficanti si fa favorendo l’ingresso legale, cosa impossibile al momento in Italia. Bisogna garantire che gli immigrati abbiano nome e cognome. Quando arriva qui uno di cui non conosci nulla è tutto più difficile».
Lo scontro con i giudici non riguarda solo i migranti e non avviene solo in Italia. Le destre sovraniste al governo puntano a un modello che dice “ci hanno votato, non ostacolateci”?
«È un nuovo modello ideologico e culturale, in cui la democrazia non è più equilibrio dei poteri ma dittatura della maggioranza. E gli altri poteri vanno spazzati via: magistratura, parlamento… È chiaro da quello che fanno Trump, Orban… La democrazia è a rischio, per questo abbiamo fatto l’incontro di Milano: chi tiene a questo valore deve alzarsi in piedi e fare la sua parte. La democrazia muore se i democratici non agiscono».