
Dibattito senza retorica che fa scuola
26 Aprile 2025Da decenni la scienza era in grado di descrivere
il Big Bang, ma non da dove era nato. Non c’era soluzione perché
si immaginava che fosse necessaria un’enorme quantità di energia per produrre l’universo.
E invece… Invece no.
Da qui parte Guido Tonelli , fisico tra i più noti, studioso che ha contribuito alla scoperta del bosone di Higgs,
per raccontare
non il nulla dell’origine, ma una metamorfosi. Stupefacente.
Per discuterne abbiamo invitato Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia accademia per la vita. La cosmologia abbraccia la teologia
Ilvuoto creativo
Marco Ventura
Il 3 marzo Guido Tonelli e Vincenzo Paglia si sono trovati insieme nella Sala Stampa della Santa Sede, in via della Conciliazione a Roma. Vincenzo Paglia, arcivescovo ottantenne, era il padrone di casa. Presentava l’imminente Assemblea generale della Pontificia accademia per la vita, organismo vaticano di cui è presidente dal 2016. Sul tema La fine del mondo? Crisi, responsabilità, speranze, erano stati invitati a confrontarsi studiosi di tutto il mondo. Tra loro Guido Tonelli.
Settantaquattrenne, protagonista dell’esperimento al Cern di Ginevra che nel 2012 ha portato alla scoperta del bosone di Higgs, il fisico dell’Università di Pisa ha ricevuto riconoscimenti prestigiosi come il Fundamental Physics Prize, il premio Enrico Fermi e la Medaglia d’onore del presidente della Repubblica. La sua sensibilità per l’impatto delle scoperte scientifiche ha prodotto opere di successo, come Genesi. Il grande racconto delle origini (Feltrinelli, 2019). Al momento della conferenza vaticana sulla fine del mondo, il fisico dell’Università di Pisa aveva appena licenziato il suo nuovo libro, ora in uscita per Feltrinelli: L’eleganza del vuoto. Di cosa è fatto l’universo. In questo saggio lo scienziato spiega perché la scoperta del vuoto elettrodebole rappresenti una svolta epocale nella conoscenza del mondo.
Sul tema, «la Lettura» ha invitato l’autore a dialogare online con Vincenzo Paglia, a distanza di quasi due mesi dal loro incontro romano.
Avvenuto qualche giorno prima della morte di Francesco, il dialogo consente anche di riflettere sui grandi cambiamenti avvenuti durante i dodici anni di Papa Bergoglio nel rapporto tra scienza, mondo e Chiesa.
Perché dedicare un libro al vuoto?
GUIDO TONELLI — Da decenni la scienza contemporanea era in grado di descrivere il Big Bang, ma non da dove era nato. Il modello cosmologico basato sul Big Bang presentava questa debolezza. Non c’era soluzione perché si immaginava che fosse necessaria una enorme quantità di energia per produrre l’universo.
Invece?
GUIDO TONELLI — La soluzione è strabiliante. Misurando accuratamente l’energia globale dell’universo grazie all’astrofisica di precisione è risultato che essa è pari a zero. Ora, zero è l’energia dello stato di vuoto. Se l’universo è uno stato di vuoto perché ha energia nulla, momento angolare nullo e carica nulla, cioè gli stessi numeri quantici del vuoto, allora siamo in presenza di una trasformazione, di una metamorfosi. Il Big Bang è una metamorfosi del vuoto.
Di cui lei esalta la bellezza.
GUIDO TONELLI — La bellezza del vuoto che si trasforma. Oggi è primavera, vedo fiori, piante, uccelli, il cielo, le nuvole. Tutto è assolutamente meraviglioso. È davvero qualcosa di straordinario che uno stato di vuoto apparentemente poco significativo, poco interessante, poco colorato, si possa presentare nella forma meravigliosa che abbiamo di fronte agli occhi.
Da qui l’idea del libro.
GUIDO TONELLI — Lo devo dire a tutti, ecco, mettiamola così. Ho scritto il libro perché devo dire a tutti questa meraviglia. Voglio condividerla con la mia polis, la mia comunità, gli amici, i fratelli, le persone che mi conoscono, perché è una cosa troppo bella.
Siamo molto lontani dal racconto della creazione come passaggio dal nulla a qualcosa.
VINCENZO PAGLIA — Questo libro è in fondo l’approfondimento del precedente sulla Genesi. Perché c’è il mondo e non il nulla? Io farei qui una distinzione tra il vuoto e il nulla. La domanda sul perché prima non eravamo e ora siamo vale egualmente per il mondo. Prima del Big Bang, cosa c’è?
Per l’ennesima volta la scienza sfida la teologia?
VINCENZO PAGLIA — Questa domanda mi suggerisce una sorta di matrimonio stretto tra la cosmologia e la teologia. Sono due dimensioni che in qualche modo si richiamano, si incrociano. Perché tale è la meraviglia, tale è l’altezza e la profondità degli interrogativi.
Non c’è bisogno di buttare via la Genesi.
VINCENZO PAGLIA — La Genesi è l’ultimo libro del Primo Testamento a essere stato scritto, non il primo. Di fronte alla storia del popolo di Israele, di fronte agli accadimenti del mondo, quel Dio che ha parlato ad Abramo, non è forse il Dio che ha fatto tutto? In questo senso, c’è una dimensione culturale, teologica, che va oltre il credente, o la credenza, per abbracciare la realtà di questa meraviglia che tutti noi proviamo. C’è come una sorta di somiglianza tra quello che ora diceva Guido, «che meraviglia la primavera», e la meraviglia di Dio stesso dopo aver creato: «E vide che era molto bello».
Non è affatto facile — tuttavia — riconciliare lo sguardo del fisico e lo sguardo del teologo.
VINCENZO PAGLIA — La meraviglia di fronte al creato ha una doppia valenza. È fisica e metafisica, preferisco dire fisica e teologica. In questo senso nell’Assemblea della Pontificia accademia per la vita su La fine del mondo? ho sentito il bisogno di chiamare uno scienziato, proprio perché credo che la teologia non possa fare a meno della cosmologia, come del resto mostra la storia della filosofia e della teologia. Anzi, a mio parere in questo momento singolare della storia dobbiamo recuperare quel legame tra scienza e fede, tra teologia e cosmologia, che è stato spezzato. È il tempo di recuperarlo se vogliamo comprendere il senso del nostro esistere e della realtà che viviamo.
«Il vuoto quantistico non è il nulla», si legge nel libro. E ancora: «Il vuoto assoluto non è possibile».
GUIDO TONELLI — Uno dei motivi per cui noi uomini di quest’epoca, anche noi scienziati che pure disponiamo di strumenti matematici più avanzati, abbiamo difficoltà ad accettare che l’universo sia nato dal vuoto, che ancora oggi sia uno stato di vuoto, è questa associazione tra vuoto e nulla che nasce dal dibattito filosofico, dai primi sapienti greci, dalla discussione tra essere e non essere, e che ha attraversato la filosofia di tutta l’epoca moderna. Questa idea di nulla ci ingombra, ci ingombra la visuale. L’associazione tra vuoto e nulla ci impedisce di vedere. Per capire realmente i concetti di cui stavamo parlando bisogna superare questo pregiudizio, il pregiudizio che il vuoto sia il nulla.
Se non è il nulla, cos’è il vuoto, allora?
GUIDO TONELLI — Il vuoto è uno stato materiale che ribolle di possibilità. Dal punto di vista tecnico è uno stato in cui ci sono fluttuazioni dovute al principio di indeterminazione. Sappiamo estrarre particelle e anti-particelle dal vuoto, percuotendolo con l’energia. È un meccanismo che è in funzione quotidianamente negli acceleratori come quello del Cern.
Verrebbe da pensare che gli scienziati siano ormai autosufficienti.
GUIDO TONELLI — Gli scienziati che esplorano queste strade e gli uomini di chiesa che sviluppano una teologia sempre più raffinata e al passo con i tempi, hanno risposte forse anche diverse, ma alla stessa domanda, alle stesse questioni. Questo vale anche per i filosofi, per gli artisti, per tutte le persone che si interrogano sul senso di questo universo materiale e della nostra esistenza al suo interno. Sono questioni con cui io mi sento a casa, persone di cui mi sento amico, fratello. Da loro posso ricavare spunti e suggerimenti. E io posso cercare di dare loro spunti e suggerimenti. Senza pretendere di avere la verità in tasca, ma cercando di costruire il dialogo più fruttuoso possibile.
Come combinare, però, l’approccio scientifico col mistero?
GUIDO TONELLI — L’esperto di mistero qui è Vincenzo. Io sono ateo, l’ho detto in alcune occasioni e lo ribadisco qui. Ma il fatto di credere in Dio, di avere fede, di affidarsi a un essere sovrannaturale, in quanto tale è per definizione al di fuori dell’indagine scientifica. Gli scienziati possono indagare la natura. Non possono indagare nulla che non sia all’interno della natura. Ciò consente tra noi un dibattito libero, aperto, fraterno, proprio perché c’è una convenzione iniziale che nessuno ha intenzione di mettere in discussione e che ci permette di andare a fondo delle questioni.
VINCENZO PAGLIA — Sono totalmente d’accordo sull’urgenza di questa fraternità. Credo che i teologi e i credenti abbiano bisogno di capire ancora meglio la bellezza del creato. Dall’interno. Una fede consapevole è una fede che riesce a relazionarsi in modo fraterno con la ragione. Il senso del mistero coinvolge tanto la fede quanto la ragione. La nostra fraternità è contro la pretesa prometeica di possedere tutto, contro la pretesa, posso dire sul versante cristiano, di mettersi al posto di Dio, di essere creatori e non creature.
In che senso il vuoto dello scienziato la spinge in questa direzione?
VINCENZO PAGLIA — L’analisi di Guido mi fa capire ancora di più la grandezza di Dio e la povertà di ciascuno di noi. Il fatto che la Terra sia un punto minuscolo rispetto allo squadernarsi enorme degli universi mi fa riscoprire l’umiltà di fronte alla creazione. Vuol dire che l’uomo non può ritenersi il padrone assoluto, il predatore dell’universo. Deve piuttosto conoscerlo ed esserne responsabile.
GUIDO TONELLI — Mi piace sottolineare questo fatto. Che grazie alla scienza gli umani possono apprezzare ancora di più la grandiosità dell’universo materiale di cui facciamo parte. Vincenzo citava le dimensioni: cento miliardi di galassie, ciascuna con cento miliardi di stelle attorno a cui ruotano decine di pianeti. Numeri che fanno girare la testa. Ma la scienza ha anche scoperto una dozzina di anni fa che il nostro universo materiale è un meccanismo veramente delicato e prezioso. Se capisci il meccanismo che tiene insieme un granello di sabbia, quel vuoto elettrodebole che produce masse ai quark, ai gluoni, li fa legare insieme… capisci che anche il fango della Bibbia da cui si produce Adam (il termine ebraico che indica Adamo, ndr) è qualcosa di prezioso prima che si produca Adam. Non so se mi spiego. Non si tratta più di qualcosa di vile che si trasforma in qualcosa di nobile, perché era questa l’immagine che avevamo, no?
VINCENZO PAGLIA — Sì!
GUIDO TONELLI — È già prezioso, è già meraviglioso il fango, perché i meccanismi materiali che la scienza contemporanea ha identificato hanno trovato insieme questo elemento di fragilità e di grande preziosità anche nelle forme materiali più comuni, quelle che noi abitualmente non consideriamo.
Si profila un cambiamento di paradigma.
GUIDO TONELLI — Di queste cose discutiamo noi, ora, ne discutono forse altri cento scienziati, ma sono sicuro che tutto ciò cambierà il modo di vedere il mondo materiale. Produrrà quel rispetto di cui parlava Vincenzo. L’uomo è disperato perché vorrebbe essere lui il produttore di tutto, da lì il narcisismo, da lì l’arroganza, da lì la predazione, io sono Dio, questa follia che ha preso il mondo. La scienza ci dice il contrario. Ci dice che sì, possiamo forse arrivare a capire alcune cose, ma più andiamo a fondo, più ci rendiamo conto di quanto noi siamo veramente ingranaggi di un meccanismo prezioso in tutti i suoi elementi, anche quelli che per millenni abbiamo considerato umili e di poco significato.
VINCENZO PAGLIA — Questa concezione costringe il teologo e anche in genere la filosofia a un cambiamento della concezione dell’uomo stesso. Emerge un nuovo umanesimo che chiamerei planetario, che costringe l’uomo a riscoprire la fraternità che lo lega alla polvere, al fango, al mondo biologico, al mondo cosiddetto inanimato. Me lo lasci dire in maniera francescana. Davvero tutto è fratello e sorella, anche il Sole, la Luna, la Terra, persino la morte. Come anche gli uomini e le donne.
Deve anche cambiare la visione di Dio?
VINCENZO PAGLIA — Io credo di sì. Spesso coloro che si dicono atei non credono in un Dio che non c’è. Che non esiste. L’orologiaio del mondo. Colui che sta lì a interferire sulla libertà che lui ci ha dato. Il Dio della Bibbia non è il Dio che rinnega la libertà che ha dato all’uomo e si mette al suo posto. L’uomo non è una fotocopia di Dio. Non è un replicante. Quando la scienza mi dice che questo universo, o questi miliardi di universi, continuano ad espandersi, è questo il tema, vero? (Guido Tonelli annuisce), io devo ri-capire sia Dio sia l’uomo.
Come farlo, però?
VINCENZO PAGLIA — L’uomo e Dio stesso non sono immobili, ma sono generanti, generativi. E qui c’è il grande mistero. Se Dio è generativo, anche la sua «creatura», tra virgolette, è creativa. Quindi c’è un legame stretto tra il creato, l’uomo, gli animali, i minerali fino alla più piccola particella. Tutto è a immagine di Dio, non solo l’uomo.
Non ci stiamo forse avvicinando a una sorta di panteismo?
VINCENZO PAGLIA — Questo è da evitare.
Ma non è proprio il Dio personale cristiano che è messo in crisi dalla nuova conoscenza del mondo? Non le sembra che il panteismo, in cui il divino è diffuso in tutte le cose, sia più adatto al mondo quantistico?
VINCENZO PAGLIA — Il Dio della Bibbia è insieme personale e accompagnante il tutto.
Quindi il nuovo quadro non mette in discussione quel Dio.
VINCENZO PAGLIA — Anzi, questo nuovo quadro rende ancora più comprensibile e più ragionevole l’armonia della creazione che dobbiamo preservare, altrimenti non avrebbe senso alcuno l’esserci. Certo, l’esserci è limitato. Si pone il problema del limite. È insito nella creazione. L’esserci non può essere assoluto.
Nel libro si legge di un «vuoto benevolo», ma anche di una «catastrofe del vuoto elettrodebole». Come va intesa questa catastrofe?
GUIDO TONELLI — Come la madre di tutte le catastrofi. Non ci aspettavamo che il vuoto elettrodebole fosse instabile, perché è un equilibrio che è in piedi da 13,8 miliardi di anni. Quindi sta funzionando perfettamente, non ci sono perturbazioni significative di nessun genere. Abbiamo però scoperto con nostra grande sorpresa che il vuoto non è ultrastabile. È invece in uno stato cosiddetto metastabile. Vuol dire che si può anche rompere. Nessuno può escludere che ci siano fenomeni così violenti da mettere in gioco energie talmente spropositate da rompere il vuoto elettrodebole, cioè da far crollare questo equilibrio delicato e trasformare il vuoto elettrodebole, che è un falso vuoto, nel vuoto vuoto.
Torneremmo al Big Bang?
GUIDO TONELLI — Tutta la materia tornerebbe allo stato primigenio. Come nei primissimi istanti dopo il Big Bang. Senza il vuoto elettrodebole, la materia può esistere, ma non può esistere la materia aggregata, organizzata, in forme materiali.
Che lezione ne trae?
GUIDO TONELLI — Ci sono due elementi fondamentali. Il primo è il pregio delle strutture materiali. Anche la struttura materiale più infima è intrinsecamente preziosa. Il secondo è che la materia è fragile. Si può rompere. Non la puoi dare per scontata. Per migliaia di anni ci siamo sentiti la parte più fragile, quasi ci siamo vergognati di essere così caduchi, mentre i grandi oggetti materiali li abbiamo sempre considerati eterni, li abbiamo anche divinizzati. Ecco, ora si scopre che c’è un destino comune. Non c’è forma materiale organizzata la cui intrinseca fragilità non possa condurre alla disgregazione. Questo cambiamento di visione non può non avere conseguenze.
Possiamo già immaginarle?
GUIDO TONELLI — Dopo essere andati negli spazi cosmici dobbiamo tornare sulla Terra e guardare ai nostri conflitti, alle nostre miserie, alla nostra disperazione, con occhi diversi. Quando la scienza cambia la visione del mondo e della materia, devono cambiare per forza anche i rapporti tra gli umani. Devono cambiare le regole etiche, politiche, sociali, le forme con cui ci organizziamo. Questo è il motivo per cui scrivo i miei libri. Come se dicessi a tutti: attenzione, diamo uno sguardo al futuro con gli occhi della scienza, torniamo al presente con quegli occhi e chiediamoci se ha senso come ci stiamo comportando. Oppure se dobbiamo rapidamente cambiare atteggiamento.
VINCENZO PAGLIA — Guido ha chiarito un punto cruciale. Che è quello della destinazione. Se la destinazione è comune, perché ci facciamo le guerre? Perché divarichiamo le diseguaglianze al punto di distruggerci? Perché non riscopriamo una fraternità positiva? Di fronte alle spinte disgregatrici di questo tempo, noi dovremmo riscoprire le spinte unitive.
È una questione socio-politica o anche teologica?
VINCENZO PAGLIA — Per noi cristiani la destinazione è il dono della pienezza dell’universo. Oggi purtroppo la teologia, soprattutto l’escatologia, la teologia dei tempi ultimi, è muta, non sa che dire, mentre noi dovremmo riaffermare la risurrezione del fango, della carne. Ma la risurrezione della carne come affermata nel cristianesimo è anche la risurrezione dell’universo, del mondo intero. Non si salva lo spirito. Si salva anche il mondo, si salvano anche gli animali, anche le particelle… In questo senso, a mio avviso, l’amicizia tra la cosmologia e la teologia si esalta. Diventa la storia di un’amicizia non in balia del destino, ma con una destinazione. Per riprendere il sottotitolo del libro, non dobbiamo dire solo «Di cosa è fatto l’universo», ma anche dove va. Questo è il prossimo libro, caro Guido!
Chiudiamo sull’analogia proposta nel volume tra le cattedrali gotiche, che racchiudono il vuoto per celebrarne la sacralità, e i grandi acceleratori di particelle, nei quali l’autore vede le «cattedrali del vuoto» di oggi.
GUIDO TONELLI — Mi ha sempre intrigato la ragione profonda per cui nelle cattedrali gotiche si puntava a riempire di vuoto la casa di Dio. Maggiore è il vuoto dentro la cattedrale, più convinta è la spinta verso l’alto. Ho scelto volutamente questa analogia. È chiaramente una forzatura da parte mia. È come se in questa spinta dinamica verso l’altissimo ci fosse il riconoscimento dell’importanza del vuoto come elemento generativo dell’universo stesso. Una prefigurazione inconsapevole di quello che la scienza ha scoperto mille anni dopo.
VINCENZO PAGLIA — Le cattedrali gotiche sottolineano la dimensione mistica che è quasi l’annullamento dell’umano. Dio è tutto.
GUIDO TONELLI — Sì, esatto.
VINCENZO PAGLIA — Penso alla recente riapertura di Notre Dame di Parigi dopo l’incendio e il crollo. Vorrei leggerla alla luce della tua descrizione, Guido. Quella chiesa restaurata non va intesa come una sorta di ritorno dell’egemonia del cristianesimo. La penserei invece come una promozione, un accoglimento dell’umano. Tutti quelli che sono entrati in quella cattedrale hanno alzato la testa verso l’alto. Di fronte al suono dell’organo tutti sono stati come avvolti dalle onde. In questo senso io sono convinto che una nuova alleanza tra la fisica quantistica, la scienza, la cosmologia e le religioni ci dovrebbe aiutare a comprendere la responsabilità che tutti abbiamo, ciascuno della vita dell’altro.
GUIDO TONELLI — Della custodia di ciò che tu chiami creato e io chiamo natura.
VINCENZO PAGLIA — Del mondo. Nessuno si può salvare da solo perché siamo tutti legati e per questo vedo la destinazione finale come il compimento di quel pugno di terra che già conteneva tutto. Questa è la contemplazione. La finitezza, la debolezza, la fragilità, è connaturata. Non possiamo pretendere oggi che il male, i disastri, i drammi scompaiano come d’improvviso. Però in questo l’uomo, per la sua consapevolezza, ha una responsabilità da esercitare.
GUIDO TONELLI — Può scegliere.
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