
What happened today 07.05.2025
8 Maggio 2025
Generali, Mediobanca e il nuovo assetto del credito italiano: parte la resa dei conti
8 Maggio 2025
Con la fumata nera apparsa ieri sera sul tetto della Cappella Sistina si è aperto ufficialmente il Conclave più numeroso e composito della storia della Chiesa. Sono 133 i cardinali elettori, provenienti da 65 Paesi, chiamati a scegliere il successore di papa Francesco. Come da tradizione, la prima votazione ha avuto esito negativo: un passaggio atteso, che inaugura una fase di assestamento in cui si misurano orientamenti e convergenze. Tra i candidati più citati figura il cardinale Pietro Parolin, già segretario di Stato, ma l’esito resta aperto: molti i profili in campo, nessuna figura dominante.
Intanto, oltre le mura vaticane, si è sollevata una vasta mobilitazione spirituale. Veglie, celebrazioni eucaristiche, adorazioni e momenti di silenzio si susseguono in diocesi, parrocchie, comunità religiose, fino a coinvolgere anche altre confessioni cristiane. È un coro diffuso che accompagna il discernimento dei cardinali, invocando un pontefice secondo il cuore di Dio: un pastore capace di guidare con mitezza e fermezza, di parlare al cuore degli uomini e delle donne del nostro tempo, di farsi prossimo a un’umanità inquieta e divisa.
Il Conclave di oggi, tuttavia, non si svolge in una bolla sacra e separata. Il contesto globale – segnato da guerre, crisi ambientali, diseguaglianze e da un crescente discredito delle democrazie – interpella direttamente la Chiesa. C’è chi auspica un pontefice proveniente dal Mediterraneo o dal Sud globale: un “papa di mare”, espressione di un cristianesimo che conosce la frontiera e la mescolanza, che sappia rispondere alla chiusura dei nazionalismi con la forza mite dell’incontro. Altri, invece, guardano a una figura più conservatrice, che riporti la Chiesa in una posizione di maggior prudenza istituzionale.
Mai come oggi l’elezione del papa appare come un bivio: non solo ecclesiale, ma simbolico e politico insieme. Il successore di Francesco sarà chiamato non solo a custodire la fede e a garantire l’unità interna, ma anche a incarnare una visione. E sarà quella visione – aperta o difensiva, dialogante o rigida – a determinare la capacità della Chiesa di restare rilevante in un mondo che cambia rapidamente e che ha ancora bisogno di parole che non siano solo parole di potere.
In questo tempo sospeso tra il timore e il desiderio, tra memoria e profezia, i cardinali si confrontano con una scelta che è anche una risposta. Mentre la Chiesa prega e il mondo osserva, nel silenzio della Sistina si decide non soltanto un nome, ma un orientamento: una direzione per attraversare le sfide del presente con lo sguardo rivolto al futuro.