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Negli ultimi giorni si torna a parlare di sviluppo per la provincia: la riapertura dell’aeroporto di Ampugnano, un possibile rilancio per lo stabilimento Beko, un progetto ancora indefinito per l’area ex Idit. L’onda degli annunci può sembrare promettente, ma senza trasparenza, senza un metodo chiaro e condiviso, rischia di restare solo un esercizio di comunicazione.
Un territorio ha bisogno di visione, non di proclami. Di pianificazione concreta, di ascolto reale dei cittadini, di strumenti capaci di connettere politiche urbane, industriali e culturali. Le buone intenzioni non bastano, se non sono accompagnate da impegni chiari e pubblici.
Sull’aeroporto di Ampugnano, l’iniziativa del sindaco di Sovicille sembra aver finalmente riacceso l’attenzione delle istituzioni locali. Ma restano molte domande senza risposta: quali saranno i tempi effettivi? Che ruolo avrà l’aeroporto nello sviluppo della mobilità e del territorio? Che impatto avrà sull’ambiente e sulle comunità circostanti? È indispensabile che questi aspetti siano discussi apertamente, in sedi pubbliche e accessibili.
Sulla Beko qualcosa sembra muoversi, ma i contorni del progetto restano vaghi. Qual è la visione industriale a medio termine? Che tipo di occupazione si vuole creare? Che ruolo ha il Comune nella fase di reindustrializzazione? Anche in questo caso, si rincorrono voci e ottimismo, ma mancano i documenti, i dati, i confronti con chi abita e lavora in quel territorio.
L’area ex Idit è invece un’occasione ancora sospesa. Una grande area urbana in attesa di un progetto credibile, partecipato, sostenibile. Ma a oggi, nessun piano concreto è stato presentato alla cittadinanza.
Si vuole dare l’idea di un’amministrazione forte perché in diretto contatto con i livelli nazionali, capace di “portare a casa” decisioni prese altrove, nei ministeri. Ma più che il frutto di una visione strategica condivisa, tutto questo rischia di apparire come una continua messinscena da campagna elettorale permanente. Si annuncia, si promette, si fotografa. Ma senza progettualità, senza risposte.
Nel frattempo, temi strategici sono scomparsi dal dibattito pubblico. Il Biotecnopolo, presentato come grande progetto nazionale, è sparito dai radar locali. Il Santa Maria della Scala, che potrebbe essere un motore culturale e turistico per la città, resta bloccato, senza direzione e senza visione. E la domanda resta: chi decide oggi cosa è prioritario e cosa no? In base a quali logiche? E a quali interessi?
Siena non ha bisogno di regie nascoste, ma di trasparenza e confronto.
Per questo, come movimento Per Siena, chiediamo un confronto pubblico, serio, strutturato. Su Ampugnano, sulla Beko, sull’ex Idit. Ma anche sul Biotecnopolo, sul Santa Maria della Scala, sul futuro di questa città e del suo territorio. Vogliamo sapere cosa si intende fare, con quali risorse, in quali tempi. E soprattutto: quale visione guida queste scelte.
Perché un vero rilancio non nasce dalla comunicazione, ma dalla coerenza tra ciò che si promette e ciò che si costruisce.
Pianificazione, formazione, cultura, innovazione: sono queste le fondamenta su cui ricostruire il futuro di Siena e del suo territorio.
Tutto il resto è rumore.