
Crisi del vino italiano: tra dazi, sovrapproduzione e consumi in calo. Una filiera a rischio cerca risposte
5 Agosto 2025
Meloni in versione elettorale: Marche premiate con la ZES, Toscana dimenticata
5 Agosto 2025
Israele si prepara a una nuova fase del conflitto con un obiettivo sempre più chiaro: il controllo totale della Striscia di Gaza. Oltre alle operazioni militari, si delinea un piano politico che prevede l’istituzione di un governatorato militare, la riapertura degli insediamenti smantellati nel 2005 e una gestione diretta del territorio in coordinamento con gruppi locali ritenuti collaborativi.
Questo progetto, sostenuto da una larga parte dell’opinione pubblica israeliana e promosso dai partiti più radicali della coalizione di governo, include anche l’ipotesi di un graduale trasferimento forzato della popolazione palestinese, attraverso pressioni quotidiane, blocchi, requisizioni e incentivi economici.
La situazione umanitaria nella Striscia è ormai al collasso: fame, mancanza di cure e distruzione delle infrastrutture civili sono all’ordine del giorno. Le principali organizzazioni umanitarie parlano apertamente di crimini di guerra. Le immagini dei bambini malnutriti e delle file per un pezzo di pane hanno suscitato reazioni dure in molte capitali europee, dove si discute di congelare accordi con Israele e di riconoscere formalmente lo Stato di Palestina.
Nonostante le crescenti critiche internazionali, il governo israeliano continua ad agire contando sul sostegno diretto degli Stati Uniti. Questo legame, rafforzato da un clima politico favorevole a Tel Aviv, sembra permettere a Netanyahu di portare avanti una linea senza compromessi, che rischia però di lasciare Gaza in uno stato di occupazione permanente, alimentando nuova rabbia e radicalizzazione.