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8 Agosto 2025Tra l’ottimismo cauto dell’assessore Pasqualini e la cronaca critica di Baccheschi, il dibattito sul turismo parla quasi solo con la voce del principale comune amiatino.
Sul Monte Amiata, il turismo d’agosto si racconta in due voci, ma entrambe partono dalla stessa regia: Abbadia San Salvatore.
Da un lato c’è quella dell’assessore al turismo, Alessandro Pasqualini, che misura l’andamento della stagione parlando con commercianti e operatori. «Il polso è abbastanza positivo» afferma, nonostante l’inizio del mese segnato da giornate fresche e incerte. Nei bar e nei musei si vedono visitatori da tutta Italia e anche stranieri, insoliti per agosto, attratti da iniziative culturali e piccole animazioni di paese. Non sono turisti stanziali: si fermano pochi giorni, spesso sono avanti con l’età, ma riempiono comunque piazze e negozi. E, mentre in quota — dalla Vetta alle Macinaie fino alla Contessa — spuntano nuove attrazioni come la pista Sklide e il parco Contessaland, Pasqualini lancia un appello a “mettere a sistema” le volontà di pubblico e privato, superando la frammentazione storica che affligge la montagna.
Dall’altro lato, c’è la cronaca della giornalista Mariella Baccheschi, meno indulgente. La stagione invernale, senza neve naturale e artificiale, ha lasciato ferite aperte. Giugno è stato insolitamente caldo, luglio ha portato vento e piogge, e l’inizio di agosto ha tolto la voglia di lunghe passeggiate in quota. Come se non bastasse, un blackout delle comunicazioni ha isolato le strutture ricettive più alte, paralizzando prenotazioni e servizi. Le associazioni di categoria parlano di “depressione” nel commercio, nella ristorazione, nelle attività ricettive. E segnalano un calo netto di presenze non solo in Pianello e in Vetta, ma anche nei poli termali come Bagni San Filippo, ridimensionati rispetto agli anni passati.
La verità, probabilmente, sta nel mezzo. È una stagione partita in salita, dove alcune nicchie — attrazioni per famiglie, turismo breve e maturo, iniziative culturali — resistono e persino crescono. Ma L’Amiata, almeno in questa narrazione, è una partita quasi tutta in casa di Abbadia San Salvatore: i luoghi citati, i problemi messi in luce e le proposte avanzate gravitano intorno al suo territorio, mentre le altre voci della montagna restano in secondo piano. Eppure, le sfide sono comuni: dipendenza da pochi poli, mancanza di coordinamento tra versante senese e grossetano, infrastrutture fragili. Il bilancio vero si farà a fine stagione, quando le feste d’autunno porteranno l’ultimo respiro di visitatori. Nel frattempo, tra ottimismo cauto e allarme diffuso, la montagna sembra chiedere soprattutto una cosa: che chi la governa e chi la vive imparino a fare squadra, parlando con una sola voce.