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11 Agosto 2025
Non temiamo il pieno: temiamo il vuoto
11 Agosto 2025
Il Drappellone del 16 agosto 2025 è un manifesto visivo della rassicurazione.
La Madonna, giovane e luminosa, emerge su un fondo stellato, avvolta da un’aura dorata che la rende insieme familiare e distante: sacra, ma priva dell’austerità ieratica della tradizione. I cavalli, dorati e sospesi in cielo sopra la sagoma di Siena, non sono corpi in tensione o in lotta: appaiono come figure mitiche, senza polvere, sforzo o rischio, simboli puri della corsa. In basso, gli stemmi delle Contrade chiudono la composizione in modo ordinato e gerarchico, garantendo un’immediata leggibilità.
Questa chiarezza è il merito dell’opera: parla a tutti, anche a chi del Palio conosce solo le immagini e le suggestioni, e lo fa senza forzature interpretative. Ma è anche il suo limite: non apre varchi di ambiguità, non provoca, non invita a interrogarsi sul significato attuale della festa e sul rapporto tra tradizione e presente. È un Palio trasfigurato in mito illustrato, dove la corsa si sublima in icona e l’arte rinuncia a esplorare le zone d’ombra della città e della sua identità.
Negli ultimi anni non sono mancati drappelloni di segno opposto. Giannelli, nel 2019, portò nel Palio la satira e il linguaggio della vignetta politica, rompendo la compostezza con ironia e attualità. Manara, nel 2016, si spinse fino al confine tra sacro e profano, con figure femminili sensuali e un tratto inconfondibile, scatenando dibattiti e divisioni. In quei casi, il drappellone fu occasione di confronto, non semplice conferma di un’immagine condivisa.
Quello del 2025 non sembra frutto di una committenza che impone una linea “tranquilla”, ma piuttosto di un bisogno ormai radicato: riconoscersi in immagini pacificate, prive di conflitto, dove la tradizione è rappresentata nella sua versione più accomodante. È un sentire comune che nasce dal desiderio collettivo di stabilità e armonia, forse di consolazione, in un’epoca in cui le incertezze del presente rendono meno tollerabile l’irruzione del dissenso anche nell’arte.
Gli esempi non mancano: dalla programmazione estiva in Piazza del Campo curata da Bocciarelli, all’ultimo Piano Strategico del Turismo, fino alle installazioni al Santa Maria della Scala. Eventi e progetti diversi, accomunati dall’idea di una città-palcoscenico rassicurante, dove la rappresentazione prevale sulla complessità del reale.
La storia senese dimostra che la produzione di immagini rassicuranti è una costante. Il Buon Governo ne è l’esempio più celebre: propaganda che metteva in scena un ordine civile armonioso e una città prospera, in netto contrasto con la realtà del tempo, segnata da tensioni sociali, rivalità politiche e instabilità. Quella distanza tra rappresentazione e realtà era però consapevole e parte di un disegno politico.
Il Drappellone di quest’anno si colloca sulla stessa linea, ma in scala infinitamente ridotta: la volontà rassicurante permane, senza però la forza simbolica e il respiro politico di un tempo. È un’immagine che conferma l’immaginario collettivo più che proporre un modello, restituendo una Siena quieta, ordinata, perfetta nella sua cornice. Un’operazione che può piacere e confortare, ma difficilmente resterà nella memoria collettiva come accadde in passato.
Del resto, chi vuol esser lieto, sia: di doman non c’è certezza…