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19 Agosto 2025
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19 Agosto 2025Gaza tra tregua e assedio: la popolazione intrappolata tra promesse e bombardamenti
Hamas ha accettato la proposta di una tregua di sessanta giorni avanzata da Egitto e Qatar, con il sostegno degli Stati Uniti. Il piano prevede uno scambio di prigionieri e ostaggi e l’apertura ai convogli umanitari con cibo, acqua, medicine e carburante, che verrebbero distribuiti tramite Nazioni Unite e organizzazioni indipendenti. Durante la sospensione dei combattimenti dovrebbero aprirsi anche nuovi negoziati per un cessate il fuoco duraturo.
Ma la risposta di Israele resta incerta. Benjamin Netanyahu ha parlato di Hamas come di un gruppo “sotto pressione”, senza però dare segnali concreti di apertura. All’interno del governo israeliano, le voci più radicali spingono per non fermare l’offensiva, considerata un’occasione per portare avanti l’occupazione della Striscia.
Intanto, il piano per conquistare Gaza City è già stato predisposto dai vertici militari israeliani. L’avanzata procede con bombardamenti incessanti su quartieri densamente abitati come Zeitoun e Sabra, accompagnati da ordini di evacuazione di massa. Migliaia di famiglie palestinesi, ormai esauste, sono costrette a fuggire ancora una volta verso sud, stipate in aree sempre più piccole e prive di servizi.
La tregua, se dovesse concretizzarsi, potrebbe rappresentare una boccata d’ossigeno per la popolazione civile. Ma resta il sospetto che si tratti soltanto di una pausa tattica, utile a Israele per ridurre la pressione internazionale e preparare una nuova offensiva. Nel frattempo, tra le macerie e la paura, a pagare il prezzo più alto sono gli abitanti di Gaza, intrappolati tra le promesse di pace e la realtà della guerra.