
Siena capitale delle multe: punire o proteggere?
21 Agosto 2025
L’assemblea di Mediobanca del 21 agosto 2025 ha segnato una svolta inattesa e potenzialmente dirompente per l’equilibrio della finanza italiana. La proposta di acquisizione di Banca Generali, valutata 6,3 miliardi di euro, è stata infatti respinta dagli azionisti: solo il 35% ha votato a favore, mentre astensioni e voti contrari hanno avuto la meglio. Un esito che non è soltanto la sconfitta del management guidato da Alberto Nagel, ma che apre la strada all’offerta ostile di Monte dei Paschi di Siena.
Il voto di oggi riflette soprattutto il peso dei grandi soci privati. Delfin, la holding della famiglia Del Vecchio, e Francesco Gaetano Caltagirone hanno scelto di non sostenere l’operazione, determinando la sua caduta. È un messaggio chiaro: il board di Mediobanca non può più muoversi senza un consenso ampio dei suoi azionisti di riferimento. Ma c’è un attore che ne esce rafforzato: lo Stato. MPS, controllata ancora in parte dal Tesoro, ha già incassato l’ok della Banca Centrale Europea per procedere con l’offerta su Mediobanca. La bocciatura di oggi rimuove l’unico vero ostacolo, trasformando l’OPA di MPS da ipotesi ad alternativa concreta.
Il prossimo passaggio cruciale è fissato per l’8 settembre, data entro cui gli azionisti di Mediobanca dovranno decidere se aderire o meno all’offerta di MPS. Se la proposta non raccoglierà adesioni significative, Mediobanca resterà autonoma ma con un management indebolito e costretto a ridefinire la propria strategia insieme ai soci forti. Se invece l’OPA dovesse ottenere un sostegno consistente, l’istituto di Piazzetta Cuccia finirebbe nell’orbita della banca senese, con una ridefinizione degli equilibri nella finanza italiana e in particolare sul controllo indiretto di Generali. Nello scenario più radicale, un successo pieno di MPS trasformerebbe Mediobanca in un tassello di un polo bancario-finanziario a guida pubblica, ridimensionando il ruolo storico di Milano e accrescendo quello di Roma.
La vicenda non riguarda soltanto due istituti bancari, ma tocca il cuore del capitalismo italiano. Mediobanca è stata per decenni il perno dei rapporti tra grandi famiglie industriali e sistema creditizio. Vederla conquistata da una banca ancora in mani pubbliche significherebbe un cambio di paradigma: lo Stato tornerebbe protagonista nella regia economica, con conseguenze profonde sulla governance delle imprese e sugli equilibri tra poteri privati e istituzionali.