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Donald Trump si mette da parte nella partita per la pace tra Russia e Ucraina. Dice di preferire che siano direttamente Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky a preparare un eventuale incontro, invece di intervenire personalmente. Gli sforzi di negoziato procedono a rilento. Le parti non hanno chiaro né dove né quando potrebbe tenersi un summit, e i russi sembrano voler rimandare ogni decisione. Trump ha anche affermato che entro due settimane si capirà se la pace sia possibile; altrimenti, si dovrà pensare a una strategia diversa. Non ha previsto un coinvolgimento diretto degli Stati Uniti in modo militare, ma ha delegato i dettagli al segretario di Stato Marco Rubio, che è considerato il suo “Henry Kissinger”.
Il grosso nodo resta il sistema di garanzie di sicurezza per Kiev. J. D. Vance, vicepresidente, sostiene che l’Europa dovrà assumersi la responsabilità principale: gli Usa intendono dare una mano solo se necessario, ma non invieranno truppe di terra. Trump ha escluso un impegno militare diretto, ma si parla di aiuto dalla U.S. Air Force: quali velivoli, sistemi antiaerei o droni, però, non è stato chiarito. Sergej Lavrov, ministro degli Esteri russo, è contrario a truppe europee in Ucraina dopo la guerra. Propone invece che i garanti della sicurezza possano essere i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, tra cui Russia e Cina — idea che Kiev non ha mai apprezzato. Da parte sua, Zelensky è pronto a incontrare Putin, ma solo dopo aver definito accordi chiari con i suoi alleati e dice che questo potrebbe succedere in 7-10 giorni.
Mentre i negoziati stentano, la guerra continua. La Russia ha lanciato attacchi massicci, usando centinaia di droni e decine di missili, causando vittime e feriti in regioni come Leopoli e Transcarpazia. I separatisti filo-russi rispondono affermando di aver colpito aree nel Donetsk occupato. Secondo Zelensky, i russi rafforzano le loro linee in Zaporizhzhia, nel sud del Paese.
Trump critica l’approccio di Biden: secondo lui, difendersi non basta per vincere una guerra — serve attaccare l’invasore. Una situazione che paragona a una squadra di calcio con una difesa eccellente ma incapace di andare in attacco.
La fase che si apre è fragile. Kiev cerca garanzie solide, Mosca prende tempo, e Washington non vuole esporsi troppo. L’Europa si trova così davanti a una scelta difficile: assumere il ruolo di garante della sicurezza ucraina o restare spettatrice, rischiando che la guerra si prolunghi. Molto dipenderà dai prossimi dieci giorni: se davvero si riuscirà a organizzare un incontro tra Putin e Zelensky, si aprirà uno spiraglio. Ma se il summit non arriverà, la guerra continuerà a logorare entrambe le parti e a mettere sotto pressione un’Europa divisa e vulnerabile. In sostanza, la pace oggi non appare vicina. E il rischio è che il conflitto resti sospeso tra diplomazia incompiuta e scontro armato, in attesa di una mossa che nessuno sembra pronto a fare per primo.