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Il sindaco Nicoletta Fabio ha annunciato con solennità la nomina del Comitato scientifico che seguirà il restauro del ciclo di Ambrogio Lorenzetti nella Sala della Pace. Una squadra di prim’ordine, composta da Axel Hémery, Alessandro Bagnoli, Emanuele Zappasodi e Michelina Eremita: storici dell’arte, direttori di musei, esperti di restauro. Insomma, il meglio per riportare lustro a un capolavoro che da secoli predica il Buon Governo ai senesi.
Peccato che, mentre i saggi si preparano a studiare ogni centimetro di intonaco, i cittadini si trovino di fronte a un paradosso degno della miglior satira medievale: la Sala della Pace è sì riaperta, ma solo come corridoio per raggiungere i bagni. Dopo tre anni di ponteggi e diagnosi, il capolavoro torna visibile, ma un cartello (in inglese incerto) informa che la stanza non è luogo di contemplazione, bensì passaggio verso i servizi igienici.
La consigliera del Pd Gabriella Piccinni ha fatto notare l’assurdità con un’interrogazione: «Abbiamo tolto il ponteggio, ma non la mentalità del cantiere». Per ora, i visitatori possono dare un’occhiata rapida all’Allegoria del Buon Governo, purché non si soffermino troppo. Fermarsi, riflettere, lasciarsi ispirare dal messaggio politico del Trecento? Vietato.
Così, nell’attesa del restauro “scientifico”, il ciclo lorenzettiano diventa sfondo per chi cerca i bagni. Una nuova allegoria, più attuale che mai: il Buon Governo sognato dal pittore si trasforma in cattiva gestione turistica.
Ma niente paura: il Comitato di esperti è al lavoro. Nel frattempo, il messaggio universale di Lorenzetti – pace, giustizia e prosperità – resta appeso al muro, in attesa che qualcuno si ricordi che un capolavoro non si custodisce solo con i ponteggi e le diagnosi, ma anche con un minimo di buon senso.