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La sfida di Monte dei Paschi su Mediobanca entra in una fase cruciale. L’offerta pubblica di scambio, che si chiuderà l’8 settembre, continua ad animare il mercato: il titolo senese ha registrato nuovi acquisti e lo sconto rispetto alla capitalizzazione di Mediobanca si è ridotto intorno al 2%, segnale che l’operazione viene considerata più solida dagli investitori. Finora le adesioni si aggirano attorno al 20%, un livello ancora distante dalle soglie necessarie per il controllo, fissate almeno al 35% per contare realmente e oltre il 50% per decidere in autonomia.
Il management guidato da Luigi Lovaglio mantiene ferma la linea sull’offerta già presentata, ma valuta un rilancio con l’inserimento di una quota in denaro. La decisione potrebbe arrivare a cavallo tra la fine di questa settimana e l’inizio della prossima, sostenuta anche dai risultati trimestrali superiori alle attese che hanno rafforzato la posizione del Monte. L’operazione, oltre che finanziaria, è anche politica: famiglie imprenditoriali italiane, investitori privati e lo stesso Stato, azionista di Mps, vedono in questa fusione l’opportunità di creare un nuovo polo bancario al servizio delle imprese.
Il clima resta però incerto. Nelle ultime settimane su Mediobanca si sono registrate vendite allo scoperto da parte di alcuni fondi, a dimostrazione che il mercato resta diviso. Molto dipenderà dall’atteggiamento dei grandi fondi internazionali, in particolare quelli anglosassoni, decisivi in passate operazioni di sistema. Se le adesioni cresceranno, Siena potrebbe accelerare e portare a termine un progetto che punta a ridisegnare gli equilibri della finanza italiana.