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La ripresa dei lavori all’Assemblea nazionale francese, prevista per la fine di settembre, è ora in bilico. Il primo ministro François Bayrou ha deciso di sottoporre il suo governo a un voto di fiducia l’8 settembre, una scelta rischiosa che potrebbe aprire una crisi politica.
Se l’esecutivo dovesse cadere, molte leggi e riforme in programma rischierebbero di slittare o di essere abbandonate. Tra queste ci sono i progetti sul fine vita, sull’audiovisivo pubblico e sulla transizione energetica, oltre al bilancio 2026, che potrebbe non essere nemmeno presentato nei tempi previsti.
Bayrou ha avviato una serie di incontri con i partiti per cercare sostegno o almeno astensioni, ma il fronte delle opposizioni appare compatto nel voler respingere la fiducia. Anche alcune proposte del governo, come l’abolizione di due giorni festivi, hanno suscitato malumori e richieste di ritiro.
Il rischio di una crisi istituzionale è dunque concreto. Se il governo cadrà, lo scenario che si apre è quello di nuove elezioni legislative o addirittura di un voto presidenziale anticipato. La rentrée politica, che doveva segnare un ritorno alla normalità, si è trasformata in una tempesta che potrebbe ridisegnare gli equilibri del Paese.