di Fabio Gambaro
Sidonie-Gabrielle Colette, nota più semplicemente come Colette, è stata sicuramente una delle più grandi scrittrici francesi della prima metà del Novecento. Personalità complessa e anticonformista, spirito libero e trasgressivo ( la sua aperta bisessualità fece all’epoca molto scalpore), ha lasciato un’opera ricca e abbondante, nella quale ha restituito le diverse sfaccettature della sua poliedrica esperienza di romanziera, giornalista, attrice, sceneggiatrice e donna influente del mondoartistico-letterario parigino.
Nata nel 1873 e scomparsa nel 1954, ebbe grande successo nei primi anni del secolo con la serie di romanzi dedicati al personaggio della giovane Claudine, firmati con il nome del primo marito, Willy, da cui poi si emancipò, ottenendo, dopo una lunga battaglia legale, il riconoscimento come autrice dei cinque volumi. Nelle molte opere successive, che firmerà con il suo nome vedendo crescere la sua fama di libro in libro, la scrittrice s’inspirerà spesso alla propria esperienza (il mondo del teatro, la complessità delle relazioni sentimentali, la forza dei desideri, l’emancipazione femminile, l’universo della mondanità, l’amore per la natura, ecc.), tanto che ancora oggi è considerata tra le pioniere dell’autofiction.
A questa scrittrice molto amata e apprezzata in Francia, ma un po’ dimenticata in Italia, le edizioni dell’Orma hanno deciso di dedicare una collana, Chantier Colette (diretta da Daniela Brogi, Lorenzo Flabbi e Daria Galateria), in cui verranno riproposte in una nuova traduzione diverse opere di colei che viene presentata come «una delle artiste più libere e luminose della letteratura francese del Novecento». Degli otto volumi previsti, i primi due sono già in libreria: Gigi, pubblicato inizialmente nel 1944, forse la sua opera più nota e amata, e La vagabonda,un romanzo del 1910 tratto dalla sua esperienza di artista itinerante.
Gigi – la cui vicenda è stata più volte adattata al cinema e al teatro, tra l’altro interpretata anche da Audrey Hepburn – ci restituisce con precisione gli anni della belle époque.
Colette vi racconta la storia di Gilbert, detta Gigi, una ragazzina di quindici anni « con le gambe da fenicottero » , uno spirito impertinente e solo apparentemente ingenuo. Mentre la madre, tristemente abbandonata dal padre della ragazza, sembra dedicarsi esclusivamente alla sua vita in teatro, la nonna e la prozia cercano d’impartirle una rigida educazione da gran dama per prepararla a una vita da cocotte di rango destinata agli amori venali. Per loro, Gigi è « un blocco di materia grezza. Può venir fuori molto bene oppure molto male » . Ma quando Gaston Lachaille, il ricchissimo erede di una fabbrica di zucchero che « conosce solo vizi e sfarzi regolamentari » , s’invaghisce di lei, la giovane adolescente contrariamente alle attese famigliari – riuscirà molto astutamente a non cadere nella trappola, evitando di diventare una delle tante effimere amanti di quell’uomo sempre al centro delle cronache mondane parigine.
Con grazia e leggerezza, ma sempre con intelligente ironia, Colettemette alla berlina l’ipocrisia e il cinismo del demi monde per cui «i tre ostacoli principali di una buona educazione sono l’astice all’americana, l’uovo alla coque e gli asparagi ». I suoi dialoghi scoppiettanti, la libertà di tono e la precisione delle osservazioni le consentono di svelare tutte le sfumature psicologiche di atteggiamenti e situazioni che la scrittrice ha conosciuto bene, dando corpo così a una riuscita commedia dove non mancano le allusioni a una storia vera che all’epoca fece molto rumore.
Lo stile elegante di Colette si ritrova anche nelle pagine de La vagabonda, un romanzo dai toni più drammatici e ricco di spunti autobiografici, dove la protagonista Renée Néré, una giovane donna da poco divorziata, non vuole rinunciare al suo lavoro di attrice e alla sua indipendenza, anche a costo di resistere alle promesse di una storia d’amore: meglio una vita solitaria e vagabonda che ritrovarsi legata al dominio maschile in nome dei sentimenti. Nella protagonista, che narra in prima persona la sua storia e la sua difficile scelta, non è difficile ritrovare tratti dell’autrice – anche se Colette rielabora sempre artisticamente la propria esperienza diretta – e del suo personale apprendistato di libertà. Una lezione che merita di essere riletta ancora oggi.