
La retorica come unico cantiere
17 Settembre 2025di Pierluigi Piccini
Basta con il teatrino della politica. Siena ha bisogno di unità, non di nuove recite su palcoscenici logori dove l’assuefazione è diventata norma e il narcisismo regola suprema. I problemi si elencano, non si affrontano. Le soluzioni si rimandano, non si costruiscono.
Non scrivo per presunzione o per aggiungere voce al coro delle lamentele. Non scrivo perché appartengo a questo o quel gruppo, perché ho tessere o titoli da vantare. Scrivo come cittadino che vive questa città, con l’amarezza di chi vede Siena scivolare via, giorno dopo giorno, in una spirale di mediocrità che rischia di diventare irreversibile.
Serve un cambio di metodo radicale: meno ritualità vuote, meno decisioni prese tra conoscenze personali nei soliti circoli chiusi, più competenza vera e responsabilità misurabili. Siena è gestita al ribasso, raschiando il fondo del barile delle idee e delle energie. Manca il coraggio di innovare e soprattutto manca quel disinteresse necessario che dovrebbe guidare ogni scelta verso il bene comune.
I numeri parlano chiaro e non mentono: l’inflazione è tra le più alte d’Italia, i negozi del centro storico chiudono uno dopo l’altro, gli studenti universitari se ne vanno appena possono, le famiglie sono costrette a tagliare il necessario. Non è un momento passeggero, una crisi temporanea da attraversare: è il nostro presente, la nostra realtà quotidiana.
È tempo di una fase nuova, costruita su una regia intelligente che sappia unire davvero Comune, Università, imprese, fondazioni, Contrade e cittadini. Non per fare le solite passerelle o i rituali incontri di facciata, ma per fissare obiettivi concreti e misurabili: riportare residenti stabili nel centro storico, garantire servizi efficienti, creare lavoro qualificato, attrarre studenti e ricercatori di valore, costruire un legame virtuoso tra turismo di qualità e produzione locale.
Queste parole sono un allarme civile rivolto a chiunque abbia ancora a cuore il futuro di questa città. Non possiamo più permetterci di attendere, di rimandare, di sperare che qualcun altro risolva i problemi al posto nostro. O si sceglie consapevolmente di cambiare direzione, o si accetta un declino che rischia di diventare sistema permanente.
La scelta è nostra. Il tempo è adesso.