Sazia di vita, Circe dai riccioli belli, Circe delle trasformazioni e degli incantamenti ha rinunciato all’immortalità, desidera perciò raccontare la sua versione dei fatti, di come sono andate veramente le cose quel giorno, sull’isola. È questo il cuore dello spettacolo Circe, non più. 

Siamo orgogliose di portare il nostro spettacolo per contribuire a una rivoluzione culturale, promuovere la parità di genere, combattere le violenze e la disparità, sentiamo l’urgenza di dare il nostro contributo per scoprire e valorizzare insieme le esperienze e i percorsi femminili.

Riscrittura

In questo reading emerge la riscrittura non convenzionale della figura mitica, con un punto di vista femminile di contro a un certo “maschilismo editoriale” a cui siamo abituati. La Circe omerica ha sollecitato nei secoli numerose interpretazioni, molte delle quali hanno voluto leggere nel mito un avvertimento contro le malevoli arti della seduzione femminile.

Anche in passato erano comparse le prime riscritture in cui Circe non è affatto una maliarda dominatrice di maschi, ma saranno le scrittrici contemporanee a riscattare Circe dalle calunnie della propaganda maschile. E ne esce una figura molto libera, femminista, dalla parte delle donne, che non è solo l’incontro con lui, Ulisse.

La mia Circe prende la parola per rivelare le ragioni della sua ostilità e diffidenza verso gli uomini, che per la loro eterna sete di sopraffazione e colonizzazione, si sentono in diritto e in dovere di occupare, predare, abusare.

Per la scrittura del testo mi sono lasciata ispirare tra gli altri, dai testi di Cristiana Franco, Atwood, Oliva, Webster e Miller. Tutte donne! sarà un caso? No: alle scrittrici cui m’ispiro va il merito di aver mostrato Circe non più come la maliarda seduttrice perfida, ma come una donna che ha sofferto. Il mito stesso racconta la sua infanzia tormentata, cacciata dal padre. Curo il personaggio da anni, partendo proprio dall’idea che potesse raccontare la sua versione dei fatti avvenuti sull’isola di Eea e dell’incontro con Ulisse.

Musica e linguaggio

Ne sono nati uno spettacolo e una sua versione reading dal sapore molto moderno. Il linguaggio del testo passa dal greco antico a termini in inglese. Mi rivolgo alle donne, per dire che essere ribelli e non sottomesse è faticoso ma paga. Circe ha comunque avuto la possibilità di sperimentare e di elevarsi in modo autonomo, non necessariamente accanto ad un uomo. Nella mia versione rinuncia all’immortalità, presentandosi come una donna, quale sono io, di cinquantasei anni. Parla della sua vita, della magia, dei pregiudizi che tutto il mondo ha avuto su di lei.

E poi c’è ciò che Patrizia Mattioli, autrice delle musiche originali e del design sonoro, porterà sul palco al suo fianco: la partitura sonora di Circe nasce dal desiderio di tradurre in suono il viaggio interiore della protagonista: dal silenzio dell’esilio alla voce piena della metamorfosi.

Le musiche si muovono tra minimalismo, elettronica ambient e paesaggi sonori. Ogni suono evoca un paesaggio — fisico o emotivo — dell’isola di Aiaia, luogo di esilio ma anche di rinascita. I materiali sonori comprendono arpeggi liquidi, accordi sospesi, field recording (mare, vento), sintetizzatori analogici, cori distorti..

Le musiche non accompagnano l’azione: la trasformano. Sono un secondo testo, una voce parallela, che talvolta contraddice o svela ciò che le parole non possono dire.


Circe, non è più (versione reading), di e con Franca Tragni, regia Carlo Ferrari, musiche di scena eseguite dal vivo da Patrizia Mattioli, è una produzione LOFT/Progetti&Teatro, sarà messo in scena oggi alle 16 al Resister!, festival di cultura femminista organizzato dalla Casa delle donne di Parma, al Parco della Musica.