
Mr. Tambourine Man
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PalaSclavo: una variante che arricchisce qualcuno e tradisce l’interesse pubblico
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La riscoperta di Céline con Guerra e Londra è un atto di coraggio editoriale e culturale. Non perché dobbiamo “riabilitare” l’uomo – il collaborazionista resta lì, con tutto il suo carico di antisemitismo e di infamia – ma perché abbiamo bisogno di rileggere l’opera, di sporcarci le mani con la sua lingua sbroccata e con il suo sguardo sul male.
Céline è il romanziere della carne, dell’ospedale che diventa bordello, della guerra che non finisce mai. Non offre consolazioni, non costruisce dighe morali: ci scaraventa nella macelleria della Storia, e ci costringe a guardare. In un tempo in cui la letteratura tende a essere levigata, didascalica, rassicurante, il ritorno di Céline è una provocazione salutare.
Rileggere Céline oggi non significa assolverlo, ma restituire alla letteratura la sua funzione più alta: mettere a disagio, disturbare, obbligare a pensare. Il rischio è di farne un feticcio, un romanziere d’appendice per amanti del macabro. La sfida è leggerlo davvero, fino in fondo alla notte, accettando che la sua voce resta un urlo nel carnaio del Novecento.