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C’è qualcosa di profondamente distorto quando la manutenzione ordinaria delle strade diventa un annuncio trionfalistico. Eppure è esattamente quello che sta accadendo con i 10,2 milioni destinati alla provincia di Siena per le infrastrutture stradali.
Da una parte chi esulta per “risorse significative” che consentiranno di “migliorare la sicurezza e l’efficienza”. Dall’altra chi denuncia una “manfrina” e uno “scaricabarile”. In mezzo, il paradosso: stiamo parlando di manutenzione stradale. Quella cosa che in un paese normale dovrebbe essere automatica, prevedibile, finanziata in modo strutturale. Invece è diventata un evento straordinario, un campo di battaglia elettorale.
Il problema è che mentre volano gli annunci e le controrepliche, i dettagli scomodi restano nell’ombra. Tra le righe emergono limiti applicativi che nessuno ha voglia di approfondire.
Primo: le tempistiche. Gli interventi previsti per il 2025 sono già saltati. I fondi arrivano, sì, ma in ritardo. Le strade continueranno ad aspettare.
Secondo: i vincoli burocratici. Si accenna a un “meccanismo di spesa vincolato che creerà non pochi problemi”. Traduzione: i soldi ci sono sulla carta, ma spenderli concretamente sarà un’altra storia.
Terzo: il ripristino è parziale. Non vengono restituite tutte le risorse tagliate. E soprattutto restano i tagli strutturali della legge di bilancio.
In sostanza: si toglie, si protesta, si ripristina in parte e con ritardo, si fa propaganda. Nel frattempo le provinciali restano dissestate.
Il cortocircuito è completo: l’ordinario diventa straordinario, il servizio di base diventa terreno di scontro politico. E il cittadino che ogni mattina guida su quella strada piena di buche assiste al teatro mentre la buca resta lì.
Viene da pensare che forse, invece di annunci e botta e risposta, servirebbe semplicemente un sistema che funzioni. Dove la manutenzione delle strade non sia un’impresa eroica da celebrare, ma normale amministrazione. Dove non serva protestare per ottenere ciò che dovrebbe essere scontato.
Ma questo, evidentemente, non fa notizia. E soprattutto non fa campagna elettorale.