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Critici musicali «Invettive musicali», da Adelphi
Quando nel 1953 Nicolas Slonimsky, esuberante personaggio della vita musicale americana, pubblicò il Lexicon of Musical Invective, la battaglia tra avanguardisti e conservatori stava entrando nella fase più incandescente. Il famigerato 4’ 33” di John Cage, emblema di quanto più aberrante poteva produrre la musica contemporanea, era stato eseguito appena l’anno precedente a Woodstock, scatenando polemiche feroci tra chi lo considerava uno scherzo o una provocazione dadaista e chi, invece, un colpo di genio. In quel clima arroventato, Slonimsky decise di mettere insieme un’antologia di insulti, stroncature e tirate contro i compositori da parte di critici e commentatori di molteplici provenienze, allo scopo di dimostrare in primo luogo che la musica è un’arte in continua evoluzione, e inoltre che «le obiezioni rivolte a ogni innovatore musicale derivano tutte dalla stessa inibizione psicologica, che potremmo definire come Rifiuto dell’Insolito». Non accettare forme espressive che non si conoscono è una caratteristica costante della storia della musica, basti pensare alle polemiche sulla «seconda prattica» monteverdiana o le ripetute crociate contro l’opera; ma Slonimsky decise di limitarsi agli attacchi critici lanciati contro i compositori da Beethoven in poi, come recita il sottotitolo dell’edizione originale. Il motivo era evidente agli occhi di un apostolo del modernismo come Slonimsky: Beethoven era all’origine del concetto stesso di musica contemporanea, laddove per contemporanea si intendeva una musica capace di interpretare le necessità intrinseche ma ancora nascoste, non pienamente sviluppate, di una determinata epoca.
L’incapacità della maggior parte dei critici e degli ascoltatori di uscire dalla propria comfort zone e aprirsi al nuovo era un tabu ben noto a Slonimsky, che nella sua attività di pianista e direttore d’orchestra aveva dovuto scontrarsi più volte con la mentalità chiusa e arroccata nelle proprie certezze dell’ambiente musicale. Avendo lui stesso esercitato a lungo anche il mestiere di critico musicale, Slonimsky maneggiava con facilità la materia, aiutato da una curiosità intellettuale illimitata e da una conoscenza vastissima della sterminata letteratura critica, che poteva leggere in tutte le principali lingue, compreso il russo materno. Questo classico manuale schadenfreude è stato finalmente tradotto (molto bene) in italiano – Invettive musicali (a cura di Carlo Boccadoro, Adelphi, pp. 429 € 28,00), in una versione nuda e cruda che ripropone il libro così com’era stato concepito dall’autore, con l’aggiunta di una postilla di Boccadoro indispensabile per raccontare al pubblico italiano un personaggio come Slonimsky, poco conosciuto a casa nostra ma incredibilmente versatile, spiritoso, vitale e longevo.