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9 Ottobre 2025A forza di rinvii, verifiche e promesse, la Galleria Le Chiavi rischia di diventare il simbolo di un territorio dimenticato. L’Anas annuncia l’ennesimo slittamento del termine dei lavori – ora previsto per aprile 2026 – e, come sempre, lo fa con un linguaggio tecnico e rassicurante, che non nasconde però la realtà: la Cassia resta una strada a singhiozzo, in un’area che dipende da essa per collegamenti vitali tra Val di Paglia, Amiata e Val d’Orcia.
Il problema non è solo il ritardo, ma la mancanza di una strategia chiara. L’Anas interviene come se si trattasse di un cantiere isolato, ignorando che dietro ogni giorno di chiusura ci sono imprese penalizzate, lavoratori costretti a percorsi alternativi lunghi e pericolosi, e un’intera area che vede peggiorare le proprie condizioni di competitività.
La presidente della Provincia Agnese Carletti, che ha annunciato “monitoraggi costanti” e “verifiche periodiche”, sembra dimenticare che la viabilità alternativa non riguarda solo Abbadia e Radicofani, ma anche Piancastagnaio, dove il traffico pesante e il pendolarismo quotidiano risentono in modo diretto della chiusura della Cassia. Eppure il nome di Piancastagnaio raramente compare nei suoi comunicati o nei tavoli con Anas, come se il comune fosse marginale rispetto al resto dell’Amiata.
Il risultato è un isolamento che pesa su tutto il distretto industriale della Val di Paglia e che rischia di compromettere investimenti e occupazione. L’Anas deve rispondere non solo ai tecnicismi dei lavori, ma a una domanda politica e territoriale: quanto ancora l’Amiata dovrà pagare il prezzo di una viabilità incompiuta?
Serve un cambio di passo, e serve subito. Non bastano le verifiche: occorre una cabina di regia permanente con sindaci, imprese e rappresentanze sociali, capace di pretendere tempi certi. Perché l’Amiata non può più essere trattata come un’appendice secondaria della Cassia.