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Ogni anno arrivano nuove classifiche universitarie e, puntualmente, cambiano le posizioni: un anno l’Università di Siena è tredicesima, un altro quattordicesima; una volta è nella fascia 351-400 al mondo, poi sale o scende di qualche gradino. Ma che cosa significano davvero questi numeri? E perché sembrano muoversi continuamente, anche quando l’università resta la stessa?
La prima cosa da capire è che non esiste una classifica “assoluta”. Ogni graduatoria misura qualcosa di diverso: alcune guardano alla ricerca scientifica, altre alla reputazione accademica, altre ancora ai servizi offerti agli studenti. È per questo che lo stesso ateneo può apparire in posizioni molto diverse a seconda dell’indice considerato. Non c’è contraddizione, semplicemente cambiano gli strumenti di misura.
La classifica più nota è quella di “Times Higher Education” (THE), che valuta oltre duemila università nel mondo. L’Università di Siena, nell’edizione 2026, si colloca nella fascia 351-400 a livello globale e al tredicesimo posto in Italia. È una posizione stabile, che conferma la qualità della ricerca e della didattica di un ateneo di dimensioni medio-piccole ma con solide radici scientifiche. In questo ranking contano molto le citazioni dei ricercatori, la capacità di attrarre fondi, la reputazione accademica e l’apertura internazionale.
Un’altra classifica importante è quella di QS, che pesa soprattutto la reputazione percepita attraverso sondaggi tra docenti e studenti di tutto il mondo, insieme al rapporto tra numero di docenti e studenti e alla qualità delle pubblicazioni. In questa graduatoria Siena si trova intorno al seicentesimo posto. Non è un risultato negativo, anzi: riflette il fatto che QS tende a favorire le università molto grandi, con visibilità globale, più che quelle radicate in contesti specifici come quello senese.
Ci sono poi altre classifiche che raccontano storie diverse. Il ranking di Shanghai, ad esempio, misura solo la produzione scientifica d’eccellenza — premi Nobel, pubblicazioni su Nature e Science, citazioni di altissimo livello — e per questo privilegia giganti come Harvard o Oxford. Il Censis, invece, è una classifica tutta italiana, che considera fattori più concreti per gli studenti: servizi, borse di studio, comunicazione, internazionalizzazione. In questa prospettiva Siena figura regolarmente tra i migliori atenei della sua fascia dimensionale.
I cambiamenti da un anno all’altro dipendono da molti fattori: dai criteri scelti, dal numero di università valutate, dai dati inviati o meno dagli atenei. Inoltre, le classifiche internazionali non indicano quasi mai una posizione precisa, ma un intervallo: dire “351-400” significa trovarsi in quella fascia di eccellenza, insieme ad altre università di livello simile. Restare in quella zona nel tempo è, di fatto, un segno di continuità e solidità.
Per Siena e per il suo territorio queste classifiche hanno un valore che va oltre i numeri. Servono a dare visibilità, a favorire l’arrivo di studenti stranieri, a rendere più facile la partecipazione a progetti di ricerca internazionali. Un buon posizionamento rafforza l’immagine di una città universitaria storica ma ancora viva, capace di coniugare tradizione e innovazione.
In definitiva, più che inseguire i punteggi, conta la costanza nel tempo. L’Università di Siena mantiene una presenza riconosciuta nelle principali graduatorie mondiali, con buoni risultati sia nella ricerca che nella didattica. E questo, al di là dei numeri, significa una cosa sola: un ateneo solido, credibile e aperto al mondo.