
Digest strategico – 16 ottobre 2025
16 Ottobre 2025
L’Italia più bella che c’è: la geotermia dell’Amiata protagonista su La7
16 Ottobre 2025Toscana Per Bruxelles è una fonte rinnovabile, in Italia ha un consenso politico trasversale e l’Enel ci sta investendo. Un viaggio nella geotermia toscana
La geotermia è considerata dall’Unione europea una fonte rinnovabile perché utilizza l’acqua bollente e il vapore prodotti naturalmente nel sottosuolo, e anche perché nel processo di produzione dell’elettricità non si brucia nulla. L’Ue la incentiva per accelerare la cosiddetta transizione energetica, cioè il passaggio dalle fonti fossili, come il gas e i derivati del petrolio, alle energie rinnovabili. Il Piano RePowerEu, approvato dalla Commissione Europea a maggio del 2022 per porre fine alla «dipendenza dell’Unione dai combustibili fossili della Russia e affrontare la crisi climatica», si pone l’obiettivo di triplicare la potenza geotermica installata entro il 2030 e chiede agli Stati che vengano attuate «misure per integrare l’energia geotermica nei sistemi di teleriscaldamento». A gennaio del 2024 il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione che chiede il rilancio dell’energia geotermica. A metà dicembre il Consiglio europeo dell’energia ha stabilito che sono necessari un più facile accesso ai finanziamenti per far fronte agli elevati costi di investimento iniziali – tra gli 8 e i 10 milioni di euro per ogni pozzo , senza la garanzia di trovare i fluidi – il potenziamento della forza lavoro nel settore geotermico e il rafforzamento della cooperazione nella ricerca.
LA TOSCANA È LA MAGGIORE produttrice di energia geotermica in Europa, con 6 miliardi di chilowattora all’anno, che equivalgono al 33 per cento dell’energia elettrica prodotta in tutta la regione. Delle 142 centrali censite dall’European Geothermal Energy Council, ben 34 si trovano tra la zona di Larderello, dove il calore del sottosuolo è utilizzato dagli inizi dell’Ottocento, e il monte Amiata. Sono tutte di proprietà dell’Enel e utilizzano una tecnologia detta a ciclo aperto o «flash». Vuol dire che immette nell’atmosfera i residui gassosi estratti dal sottosuolo insieme al vapore acqueo e reinietta nel sottosuolo solo l’acqua che viene separata negli impianti di raffreddamento. Nel 2015 la giunta regionale, di centrosinistra, ha approvato un piano che prevede di aggiungere 150 Megawatt di potenza ai 916 attuali. Prevede la creazione di un secondo polo geotermico nella zona dell’Amiata, dove ci sono già 6 centrali attive, e di incrementare il numero di abitazioni e aziende teleriscaldate, che attualmente sono circa 13 mila in nove comuni.
TRA QUESTI C’È PIANCASTAGNAIO, dove ci sono tre centrali dell’Enel in funzione, una quindicina di pozzi che prelevano il fluido geotermico a 4 chilometri di profondità e un impianto di stoccaggio dell’anidride carbonica (CO2) di proprietà della compagnia giapponese Nippon Gases, che la cattura e la rivende alle aziende alimentari che producono acqua e bevande frizzanti. La giunta comunale ha investito 10 milioni di euro per portare l’acqua calda in tutte le case del paese. Di questi, 5 milioni provengono dal Piano nazionale di resilienza e ripresa (PNRR) e altri 5 da un mutuo stipulato con la Cassa Depositi e Prestiti. Finora le abitazioni teleriscaldate sono circa 500, ma quando la rete geotermica coprirà l’intero territorio comunale saliranno a 1.200. Sono già state teleriscaldate anche due aziende agricole, una comunità religiosa e l’antico convento medievale di San Bartolomeo, trasformato in un hotel. «Con l’impianto a gas pagava 59 mila euro all’anno per il riscaldamento, ora appena 7 mila», racconta Capocchi.
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«Falde inquinate, fumi nell’atmosfera e tumori». La denuncia dei comitati
SANTA FIORA, UN PAESE DI 2.500 ABITANTI sul versante grossetano, è il secondo comune teleriscaldato dell’Amiata. Qui 800 abitazioni e attività commerciali sono agganciate alla rete geotermica, che è gestita dall’Amiata energia, una società partecipata al 20 per cento dal Comune e per il resto da soci privati. L’impianto riceve il calore delle tre centrali che si trovano nella vicina Bagnore, lo trasforma in acqua calda a 90 gradi in uno scambiatore e lo diffonde alle abitazioni, alle aziende e agli alberghi della zona.
IN TOSCANA IL CONSENSO PER LA GEOTERMIA è trasversale: sono a favore sia le amministrazioni di centrodestra che di centrosinistra. L’impatto ambientale delle centrali invece è contestato da una parte degli ambientalisti, dai comitati locali e da alcuni esperti indipendenti. Molti ritengono che le estrazioni a diversi chilometri di profondità possono alterare l’equilibrio del sottosuolo e danneggiare le falde acquifere, che alcuni gas che finiscono nell’aria sono inquinanti e che le emissioni di anidride carbonica, a parità di energia prodotta, sono più elevate di quelle di una centrale a carbone.
L’ENEL DICE CHE LE CENTRALI GEOTERMICHE hanno un più basso consumo di suolo di qualsiasi altro impianto di produzione di energia elettrica e che i filtri abbattono «al 99 per cento» le emissioni nell’atmosfera di idrogeno solforato e di mercurio. «Parliamo di coltivazione geotermica e non di sfruttamento perché stiamo attenti a dare all’acqua e al vapore il tempo di rigenerarsi, senza squilibrare l’ecosistema sotterraneo», spiega Giampaolo Vecchieschi, responsabile del «permitting», cioè delle autorizzazioni, per l’Enel. A Bagnore, i tecnici della centrale mostrano le rilevazioni in tempo reale sulla qualità dell’aria delle centraline messe dall’Agenzia regionale per la protezione ambientale (Arpa) che non segnalano nulla di anomalo nell’atmosfera. Anche le analisi sulle acque non mostrano nulla di rilevante.
IL GEOLOGO ANDREA BORGIA, che fa parte del Comitato tecnico per la geotermia della Regione Toscana, sostiene invece che le centrali a ciclo aperto emettono gas inquinanti e quelle che a ciclo binario, che reimmettono i gas nel sottosuolo, potrebbero provocare dei terremoti. A suo parere, le compagnie geotermiche dovrebbero puntare su un’altra tecnologia più moderna, che definisce «a ciclo chiuso». Vuol dire che nei termodotti, cioè i tubi che portano il fluido geotermico, circola sempre lo stesso vapore, come in un qualsiasi impianto di riscaldamento. Il calore viene preso dal sottosuolo attraverso uno scambiatore, senza che ci siano estrazioni né emissioni di gas. Per ora in Europa c’è una sola centrale del genere, in Germania.
ALCUNI AMMINISTRATORI LOCALI E COMITATI ambientalisti dell’Amiata si dicono preoccupati per i danni al territorio che sarebbero provocati dalla costruzione di un numero eccessivo di impianti. «Il bacino idrico si è ridotto del 50 per cento per la siccità e pure a causa dello sfruttamento geotermico, abbiamo 7 riserve naturali, diverse zone protette e una faggeta tra le più importanti d’Europa, con tutti questi permessi di ricerca e con le nuove concessioni rischiamo che vengano distrutte», dice Cinzia Mammolotti, presidente del Comitato di salvaguardia ambiente del Monte Amiata. La rete No geotermia elettrica, speculativa e inquinante (Nogesi) ha scritto una lettera al presidente della Regione Giani in cui sostiene che l’incremento della produzione geotermica sull’Amiata «non è sostenibile».
L’ENEL HA FATTO MOLTO per dare un’immagine positiva delle centrali e dello sfruttamento del calore del sottosuolo, ad esempio aprendole alle visite guidate, portandoci le scolaresche e costruendo percorsi da trekking per mostrare le meraviglie della natura e gli sbuffi di vapore dal sottosuolo. Ogni anno, sono stimati 60 mila cosiddetti «turisti geotermici». Sulla strada per Arcidosso, la compagnia elettrica ha costruito anche una piscina geotermica. La struttura è tutta in vetro e legno, è ricoperta di pannelli fotovoltaici, ha un impianto di fitodepurazione, una vasca grande che può essere utilizzata per le gare di nuoto, un’altra più piccola per la fisioterapia, saune e piscine all’aperto. «Abbiamo pensato di costruirla e donarla ai comuni di Arcidosso e Santa Fiora per rendere più sostenibile l’impatto delle centrali sul territorio», spiega il coordinatore dei lavori Gianluca Magini. La piscina è una delle misure di compensazione adottate dall’Enel per compensare i cittadini dei paesi dove ci sono le centrali per lo sfruttamento delle risorse e per l’inquinamento acustico e olfattivo provocato dagli impianti, e anche per ammorbidire le resistenze alla costruzione degli impianti geotermici dei sindaci e di una parte della cittadinanza. L’Enel versa inoltre centinaia di migliaia di euro all’anno di royalties, cioè di percentuali sui guadagni lordi, ai comuni geotermici.
IL COMUNE DI SANTA FIORA riceve circa 450 mila euro all’anno dall’Enel e altri 400 mila dalla Regione, che a sua volta li ottiene dalla compagnia energetica e poi li ripartisce ai Comuni. Più in generale, la compagnia energetica paga 30 milioni di euro all’anno di royalties alla Regione e ai Comuni geotermici, su un guadagno complessivo che va dai 600 milioni al miliardo di euro, a seconda del prezzo di mercato dell’energia. Il sindaco di Santa Fiora Federico Balocchi, del Partito Democratico, sostiene che però è ancora poco e chiede all’Enel maggiori investimenti «per creare occasioni di lavoro, fornire servizi ai cittadini e ridurre i costi delle bollette». «La geotermia può diventare determinante per lo sviluppo locale», dice.