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Negli ultimi mesi, tra le statistiche ufficiali e le testimonianze quotidiane, emerge un quadro che non lascia spazio alle illusioni: l’Italia si scopre più povera, e Siena non fa eccezione.
Secondo gli ultimi dati nazionali, oltre due milioni di famiglie — quasi una su dieci — vivono oggi in condizioni di povertà assoluta. Si tratta di più di cinque milioni e mezzo di persone, con un’incidenza particolarmente alta tra i minori. È un segnale che racconta quanto l’aumento dei prezzi e il rallentamento dei redditi abbiano eroso la tenuta economica anche di chi, fino a poco tempo fa, riusciva a far quadrare i conti.
In Toscana, le rilevazioni più recenti mostrano una realtà complessa: cresce l’occupazione, ma non la sicurezza sociale. L’IRPET segnala un aumento delle ore lavorate rispetto all’anno precedente, ma nello stesso tempo oltre il 15% delle famiglie si trova a rischio di povertà o esclusione. Circa 57.000 nuclei vivono sotto la soglia di povertà assoluta, e per le famiglie con figli piccoli la percentuale sale sensibilmente. È la fotografia di un territorio in cui il lavoro c’è, ma non sempre basta per vivere dignitosamente.
Spostando lo sguardo su Siena e la sua provincia, la situazione appare ancor più delicata. La CGIL locale stima che circa il dieci per cento della popolazione viva oggi sotto la soglia di povertà: quasi 26.000 persone. Ma il dato più inquietante riguarda i consumi: un terzo dei cittadini ha dovuto ridurre la spesa alimentare. L’inflazione, che a Siena resta tra le più alte d’Italia, ha superato il 2,9% negli ultimi mesi, traducendosi in circa 784 euro in più all’anno per ogni residente. Una cifra che, sommata a bollette, affitti e trasporti, diventa insostenibile per molte famiglie.
La provincia paga anche la fragilità del suo sistema occupazionale. Le ore di cassa integrazione sono in aumento, e diversi comparti industriali — in particolare la manifattura — faticano a mantenere i livelli produttivi. Cresce invece l’occupazione tra gli over 50, che restano al lavoro per effetto dell’innalzamento dell’età pensionabile. È un equilibrio precario: più lavoro, ma non più benessere.
Sul versante del welfare, la Toscana si mantiene sopra la media nazionale per i servizi alla prima infanzia, con oltre il 40% di copertura dei posti nido nella fascia 0–2 anni. È un dato importante, perché l’accesso ai servizi educativi è anche una misura indiretta di equità sociale: dove le famiglie possono contare su nidi e tempo pieno, le madri lavorano di più e la povertà si riduce.
Mettendo insieme questi numeri, emerge un messaggio chiaro: il problema non è solo la crescita dei prezzi, ma la perdita di equilibrio tra redditi, lavoro e spese quotidiane. Siena, un tempo considerata un’isola felice, oggi condivide le stesse vulnerabilità del resto del Paese. Le disuguaglianze si fanno più visibili, i redditi reali si riducono, i giovani faticano a entrare nel mercato del lavoro e le famiglie con figli si trovano sempre più esposte.
Di fronte a questo scenario, diventa necessario andare oltre la denuncia. Servono politiche concrete: un cruscotto permanente sul costo della vita locale, un patto sugli affitti per rendere accessibili le case, un fondo comunale contro le rinunce alimentari, incentivi per i contratti di lavoro stabili e una nuova attenzione ai servizi sociali di base.
Siena ha bisogno di guardare con lucidità dentro i propri numeri. Dietro le statistiche ci sono volti, storie, rinunce. L’obiettivo non è soltanto misurare la povertà, ma capire come restituire dignità e sicurezza a chi abita questo territorio.
Per Siena – La Segreteria
Osservatorio Siena Sociale
22 ottobre 2025





