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Quando quattro ragazzi senesi conquistarono Roma e il record italiano
Ottobre 1965. Quattro giovani atleti della Mens Sana di Siena si misero in viaggio verso Roma. Destinazione: lo stadio dell’Acqua Acetosa, inaugurato nel 1960, per la finale nazionale della Coppa Italia categoria Allievi.
I loro nomi: Patrizio Forci, Roberto Fanciulli, Andrea Friscelli e Giovanni Visibelli. Quattro ragazzi biancoverdi con una qualificazione conquistata all’ultimo posto disponibile: il diciottesimo su 72 semifinaliste. Non erano favoriti, tutt’altro.
«A quei tempi, nel 1965, i velocisti facevano gli 80 metri – ricorda oggi Patrizio Forci – Nelle graduatorie italiane Giovanni era primo con 8.8 e io secondo in 8.9». Gli allenatori erano il professor Orlando Gambassi e il professor Bredice, il direttore sportivo Carlo Ciccarelli.
Quel giorno di ottobre, sulla pista numero 5, accadde l’impensabile. Partì Patrizio, passò il testimone a Roberto, poi ad Andrea e infine a Giovanni. Quattro frazioni perfette, quattro atleti che divennero un corpo solo.
Giovanni Visibelli tagliò il traguardo per primo.
Il tempo: 44.5 secondi, record italiano di categoria nella staffetta 4×100 allievi. La Mens Sana si classificò settima tra tutte le società, molte ben più blasonate. Un successo che andava oltre ogni pronostico.
«Abbiamo centrato l’impresa per aver trovato la gara perfetta, nel momento perfetto – spiega Forci – Eravamo affiatati, ci conoscevamo bene: questo è il segreto della staffetta. E noi credevamo negli stessi valori: l’amicizia, il rispetto, la lealtà, il sacrificio».
Il tempo ha fatto il suo corso. Quei ragazzi sono diventati professionisti affermati: Forci giornalista, Fanciulli fisico e insegnante, Friscelli psichiatra, Visibelli avvocato. Ma quel pomeriggio romano del 1965 li ha legati per sempre.
Sessant’anni dopo, nel 2025, hanno deciso di celebrare le “nozze di diamante” con la loro impresa. «L’idea è venuta a me – racconta Forci – perché non festeggiare insieme?»
Sono ripartiti per Roma. Arrivati all’Acqua Acetosa – oggi stadio Paolo Rosi, intitolato al grande cronista sportivo RAI Atletica Campidoglio – sono scesi di nuovo sulla pista numero 5. Questa volta camminando.
«È stato un attimo di contemplazione, di sospensione del tempo. Abbiamo rivissuto la nostra impresa».





