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CIÒ AVVERRÀ a partire dalla primavera 2026 quando la Commissione Europea potrebbe sospendere la procedura di infrazione per deficit eccessivo. L’Italia dovrebbe tornare intorno al 3% del rapporto tra il deficit e il Pil. In quel momento chiederà a Bruxelles il prestito a lungo termini dal fondo «Safe» da oltre 14 miliardi di euro. Sarà il primo passo che condurrà il paese, entro il 2035, a spendere all’incirca 100 miliardi di euro all’anno in spesa militare (e per la «sicurezza», cyber, ça va sans dire). Il 5% del Pil. Oggi siamo intorno a 33 miliardi e spiccioli, tutto compreso. Senza contare il fatto che tutte le altre attività economiche, fiscali, sociali resteranno inoltre strangolate tra i vincoli del cosiddetto «patto di stabilità e crescita» europeo.
ECCO LA TRAPPOLA di austerità e cannoni. Tagli, tasse, Welfare fatto definitivamente a pezzi, ma arsenali pieni. Un favore alle lobby armate nostrane e, soprattutto, a quelle legate agli Stati Uniti. Questa è l’eredità politica che il governo Meloni lascerà dopo la fine del suo mandato (2027). E potrebbe continuare a gestire l’economia di guerra con un secondo (2032). Allora mancheranno ancora tre anni alla data fissata da Trump e dalla Nato, ma il disastro sarà più evidente di oggi.
È IN QUESTA PROSPETTIVA che vanno messe le ricostruzioni della legge di bilancio fatte da chi, come Confindustria, ieri ha sostenuto che «il paese è tornato, dopo la vigorosa ripresa post pandemica, ai livelli da “zerovirgola”, e fatica a ritrovare slancio. il Pnrr sta giocando un ruolo chiave. Senza l’Italia sarebbe in stagnazione». Potrebbe avvenire da giugno 2026, quando il Pnrr finirà. Per Confcommercio il taglio dell’Irpef sul ceto medio disposto dalla prossima manovra riconoscerà pochi soldi e non porterà a un aumento dei consumi. Lo ha confermato Confesercenti che ha quantificato la perdita di potere d’acquisto in 4 miliardi di euro.
LA RIDUZIONE dell’Irpef, spacciata dal governo come un intervento sui salari, non otterrà effetti contro «un impoverimento del lavoro drammatico». Per gli artigiani di Cna, Confartigianato e Casartigiani la legge di bilancio non incide nemmeno sugli investimenti e sul contrasto ai rischi derivanti dai dazi di Trump, a cominciare da quelli fino al 117% sulla pasta.
IL «DRENAGGIO FISCALE» è il trucco usato dal governo per finanziare i tagli dell’Irpef. Lo ha spiegato la Cgil secondo la quale i lavoratori dipendenti e i pensionati stanno pagando l’austerità di Meloni e Giorgetti. Non solo hanno vissuto un brutale impoverimento a causa di un’inflazione da profitti. Oggi pagano la mancata indicizzazione dell’Irpef all’inflazione. Senza contare il fatto che la riduzione della seconda aliquota dell’Irpef dal 35% al 33% distribuirà briciole. Sopra i 28 mila euro saranno distribuiti tra 0 e 440 euro.
UN CAFFÈ AL MESE, oppure uno al giorno, a seconda dello scaglione. E per chi conta su un reddito fino ai 50 mila euro si parla di 36 euro al mese in più. Invece la detassazione al 5% degli incrementi contrattuali, per i lavoratori fino a 28 mila euro, garantirà un beneficio medio di 126 euro, e solo per il prossimo anno. L’anno prossimo, in zona elezioni, il governo dovrà inventarsi un altro numero di varietà.
«TENGONO BASSO il deficit per stanziare tutto sul riarmo. Unica risposta è lo sciopero generale» ha sostenuto Usb. Sarà organizzato, con altri sindacati di base, il 28 novembre. Manifestazione nazionale il 29, in occasione della giornata di solidarietà con il popolo palestinese.





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