
Caso David Rossi: Pittelli nega ogni legame con Mussari, il fratello accusa “David fu picchiato prima di morire”
5 Novembre 2025La crisi climatica, la perdita di biodiversità, l’instabilità economica e le nuove forme di disuguaglianza delineano un sistema globale che ha smarrito il senso del limite e della relazione. Gli effetti di tale rottura si manifestano non solo negli ecosistemi, ma anche nella dimensione sociale e politica: la frammentazione del vivente è divenuta frammentazione del mondo umano. In questo scenario, il compito della filosofia non è più soltanto interpretare, ma ripensare le condizioni della coesistenza.
Occorre costruire una metafisica della relazione, capace di superare il dualismo cartesiano che ha separato l’uomo dalla natura e il pensiero dall’esperienza. Si tratta di un paradigma che trova radici nel monismo di Baruch Spinoza (che rifiuta la separazione ontologica tra mente e corpo) e nella filosofia del processo di Alfred North Whitehead (che considera l’essere come divenire e relazione). La vita, in questo senso, non è un dato ma una relazione in atto.
L’economia rigenerativa delle risorse viventi rappresenta la traduzione pratica di tale visione. Essa assume i cicli biologici come modelli di equilibrio dinamico e considera il valore non in termini estrattivi ma relazionali. Rigenerare significa restituire: restituire fertilità alla terra, dignità al lavoro, fiducia ai legami comunitari. È una concezione dell’economia che richiama la bioeconomia di Nicholas Georgescu‑Roegen ma la oltrepassa in senso etico, avvicinandosi all’economia dei beni comuni di Elinor Ostrom e alle teorie della cooperazione distribuita di Yochai Benkler.
In questa cornice, la salute ecosistemica assume una portata politica. L’approccio integrato tra salute umana, animale e ambientale – come definito nell’approccio One Health – riconosce che la salute degli esseri umani, degli animali e degli ecosistemi è strettamente connessa e interdipendente. Si fonda su un’etica della cura e della responsabilità che richiama le riflessioni di Hans Jonas (etica della responsabilità), Carol Gilligan (etica della cura) e Emmanuel Lévinas (etica dell’Altro) : una concezione della libertà non come indipendenza ma come reciprocità.
Una democrazia ecologica deve allora riconoscere la pluralità dei saperi e la necessità di una governance condivisa dei processi vitali. Come sostengono Bruno Latour e Donna Haraway, la politica del futuro non potrà più essere antropocentrica, ma dovrà includere la voce dei viventi e delle cose, integrando scienza, saperi locali e pratiche comunitarie.
La tecnologia, da parte sua, non è più chiamata a dominare la natura ma a integrarsi in essa, diventando un’alleata etica della vita. L’eredità di Gilbert Simondon e Bernard Stiegler, così come la biomimesi di Janine Benyus, indicano la via di una tecnica intesa come prolungamento vitale, non come dispositivo di controllo.
Gli ecosistemi viventi costituiscono il paradigma di questa alleanza rinnovata. Essi mostrano che la sopravvivenza del mondo umano dipende dalla capacità di mantenere e rigenerare le relazioni che lo sostengono. Come nei nuovi materialismi di Jane Bennett, Karen Barad e Rosi Braidotti, la materia è intesa qui come agente, come soggetto di relazioni e non semplice oggetto di uso.
La politica della vita, o meglio l’etica del vivente, non può quindi ridursi a un linguaggio tecnico o gestionale: è una scelta ontologica. Ogni decisione pubblica – economica, tecnologica, ambientale – dovrebbe rispondere alla domanda fondamentale: ciò che stiamo creando rigenera la vita o la consuma? È questa la misura di un’etica capace di unire responsabilità e speranza.
L’economia rigenerativa delle risorse viventi si configura così come una politica dell’etica: un modo di abitare il mondo fondato sulla reciprocità, sulla giustizia e sulla cura. In essa, valore, salute e innovazione non si misurano in quantità, ma in qualità delle relazioni. Gli ecosistemi viventi ne sono la forma e la promessa: la possibilità di un futuro condiviso tra umano, natura e tecnica, in una comune responsabilità del vivere.
Pierluigi Piccini





