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I centri storici sono luoghi fragili, dove passato e futuro convivono senza barriere. In essi si intrecciano identità, economie, forme dell’abitare e modi di vivere la città. Siena, con la forza compatta del suo impianto medievale e la ricchezza simbolica delle Contrade, rende queste dinamiche particolarmente evidenti: ciò che accade nel suo centro non è un fatto isolato, ma un segnale di trasformazioni più ampie che attraversano molte città d’arte italiane.
Negli ultimi anni il cuore di Siena ha conosciuto un progressivo indebolimento del commercio di vicinato, la diminuzione dei residenti, una crescente dipendenza dal turismo e una perdita di funzioni diversificate. Il risultato è un centro più vulnerabile, meno vissuto, meno capace di sostenere quella vita quotidiana che ne aveva fatto per secoli un punto di riferimento per tutta la città. Non si tratta di un processo irreversibile, ma di una fase che richiede capacità di governo, visione e investimenti mirati.
Siena è custode di un patrimonio unico, che ancora oggi orienta lo sguardo di chi la vive e di chi la visita. Ma la forza della memoria può trasformarsi in rigidità se non è accompagnata da politiche che sappiano interpretare i cambiamenti. Le mutate abitudini di acquisto, l’avanzata dell’e-commerce, i nuovi stili di vita e le trasformazioni del turismo internazionale impongono un aggiornamento dell’offerta urbana. Quando questi cambiamenti non trovano spazio nel centro, il rischio è che esso si svuoti, diventando meno luogo dell’abitare e più prodotto da consumare.
In questo scenario, il turismo è una risorsa preziosa, ma non sufficiente a garantire vitalità. Quando il centro si orienta quasi esclusivamente verso chi passa, rischia di trasformarsi in una vetrina: bello da vedere, poco utile per chi ci vive. Attività a basso valore aggiunto, aperture effimere e fondi sfitti diventano segnali di un equilibrio che si incrina. La domanda che Siena deve porsi non riguarda solo l’occupazione dei locali commerciali, ma il tipo di città che vuole costruire per i prossimi decenni.
Rigenerare un centro storico significa far convivere tutela e innovazione, memoria e trasformazione. Significa riportare residenti attraverso politiche per la casa, facilitare l’ingresso di nuove attività con strumenti moderni di sostegno e formazione, creare funzioni pubbliche e culturali che garantiscano presenza quotidiana, sperimentare usi nuovi per i fondi vuoti trasformandoli in opportunità. Una città viva non nasce spontaneamente: va costruita con attenzione, ascolto e strategie condivise.
Per questo serve un patto tra tutti gli attori che operano nel centro: amministrazione, commercianti, artigiani, università, Contrade, associazioni, proprietari dei fondi e nuove generazioni imprenditoriali. Solo così sarà possibile restituire al centro non solo vitalità economica, ma una funzione urbana piena, capace di sostenere relazioni, lavoro, cultura e quotidianità.
Siena ha una storia che la rende unica e una struttura urbana che, più di altre città, permette di capire quanto il centro non debba essere solo un luogo da ammirare, ma uno spazio da vivere. La crisi attuale può diventare occasione se si sceglie di trasformarla in progetto: una città che torna a essere comunità in movimento, non scenografia immobile. La sfida è complessa, ma è anche la più importante per il futuro di Siena.
La Segreteria di “Per Siena”





