
Digest Strategico per venerdì 21 novembre 2025
21 Novembre 2025
LA SOLITUDINE DEI VASI DI COCCIO
21 Novembre 2025
di Lorenzo Cremonesi
Punto numero 1: la sovranità dell’Ucraina sarà confermata. Punto numero 2: verrà concluso un accordo di non aggressione tra Russia, Ucraina ed Europa che metta fine a tutte «le ambiguità degli ultimi trent’anni». Punto numero 3: «Ci si aspetta che la Russia non invada Paesi vicini e che la Nato non si espanda ulteriormente». Inizia così il piano in 28 punti che gli americani stanno negoziando con i russi per porre fine alla guerra in Ucraina e che ieri Axios, che ne aveva rivelato l’esistenza, ha diffuso integralmente. Comprende «garanzie di sicurezza certe» per l’Ucraina, che però si impegna (punto 7) a scrivere nella Costituzione che non entrerà nella Nato. La quale a sua volta includerà nei suoi statuti «una disposizione secondo la quale l’Ucraina non sarà ammessa» nell’organizzazione atlantica. E ancora: l’esercito di Kiev dovrà essere limitato a 600 mila uomini e caccia europei saranno dislocati in Polonia per proteggere l’Ucraina.
Le novità
Ma, come sottolinea il deputato ucraino Oleksiy Goncharenko, il piano Trump ha anche le sembianze di un accordo economico tripartito tra Stati Uniti, Europa e Russia, nel quale vengono utilizzati 100 miliardi di beni russi congelati nelle banche europee, cui si aggiunge una somma simile che dovrebbe arrivare dall’Europa per la ricostruzione dell’Ucraina. Il 50% dei proventi dovrebbe andare agli Usa. È prevista anche la riapertura della centrale nucleare di Zaporizhzhia, occupata dai russi, la cui energia dovrebbe venire divisa in parti uguali tra Russia e Ucraina. Altre somme non specificate dei beni russi congelati dovrebbero essere investite in progetti bilaterali tra Washington e Mosca. Previsto anche il rientro della Russia nel G8 e la cancellazione delle sanzioni, con il reintegro di Mosca nell’economia globale (punto 13). In compenso, la Russia non ostacolerà l’uso del fiume Dnipro da parte dell’Ucraina per le attività commerciali e saranno raggiunti accordi per il libero trasporto di grano attraverso il Mar Nero.
Le annessioni
La centrale nucleare
Prevista la riapertura di Zaporizhzhia ma il 50% dell’energia prodotta andrebbe ai russi
Gli ucraini dovrebbero ritirarsi dall’intero Donbass e riconoscere la piena sovranità russa. Al momento le truppe di Putin hanno occupato circa l’86% di questa importante regione industriale e mineraria nell’est del Paese e avanzano lentissime al costo di perdite enormi. Gli ucraini la difendono dal 2014, vi hanno speso miliardi di euro per trincerarla e perduto a loro volta migliaia di soldati. Il Donbass (che comprende Donetsk e Lugansk) passerebbe così sotto la sovranità di Mosca, però sarebbe una regione demilitarizzata, dove le truppe russe non potrebbero venire dispiegate. Quanto alle altre due regioni oggi parzialmente occupate dai russi, Kherson e Zaporizhzhia, le attuali linee del fronte verrebbero congelate e Mosca sarebbe pronta a fare alcune limitate concessioni territoriali che vanno negoziate. Vista dal Cremlino questa è una concessione rilevante, dato che sin dal referendum farlocco e considerato illegale da larga parte della comunità internazionale imposto da Mosca nel settembre 2022, Putin ha sempre detto di esigere il pieno controllo delle regioni anche nelle zone non ancora occupate dai suoi soldati. Viene invece dato per scontato che Kiev rinunci alla sovranità sulla Crimea, presa 11 anni fa.
Il piano stabilisce anche che tutti i prigionieri di guerra e i corpi dei caduti saranno scambiati; tutti i civili detenuti, inclusi i bambini, verranno rilasciati.
Il disarmo ucraino
Un punto controverso riguarda le forze armate ucraine. Il tema non è nuovo. Gli emissari di Putin lo posero sul tavolo ai tempi delle trattative bilaterali (fallite), che si tennero in Turchia nelle settimane seguenti l’invasione del febbraio 2022. Allora i russi pretendevano che l’Ucraina avesse al massimo 100.000 soldati. Ora si arriverebbe alla cifra di 600 mila uomini (ma oggi l’intero apparato militare si aggira sul milione e 300 mila mobilitati). Inoltre Kiev si impegna a essere «Stato non nucleare» in accordo con i trattati di non proliferazione.
Le garanzie
Tra gli ucraini è vivo lo smacco subito per il tradimento russo degli accordi di Bucarest del ’94. Gli ucraini accettarono di rendere 2.000 atomiche sovietiche. In cambio Russia, Cina, Stati Uniti ed Europa si impegnavano a garantire l’inviolabilità dei confini stabiliti nel 1991. Ma due decadi dopo Putin ruppe le intese e la comunità internazionale restò passiva. Da qui la richiesta ucraina di essere parte della Nato. Il nuovo patto rinnova il «no» della Nato e soprattutto nega la possibilità che truppe alleate possa stazionare in Ucraina. In questo modo viene bloccata l’iniziativa anglo-francese di mandare un contingente di pace. Alla voce «garanzie» il piano spiega: «se l’Ucraina invadesse la Russia perderebbe tutte le garanzie»; se la Russia invadesse l’Ucraina «oltre a una risposta militare coordinata sarebbero ripristinate tutte le sanzioni globali»; se l’Ucraina lanciasse missili verso Mosca o San Pietroburgo senza motivo «le garanzie di sicurezza saranno invalidate».
La lingua e la cultura
L’impressione è che Putin voglia fare dell’Ucraina una Crimea-bis e intenda prendersi con la diplomazia ciò che non è riuscito a occupare. Il piano parla di riconoscimento del russo come una lingua ufficiale al pari dell’ucraino, dell’abolizione di qualsiasi restrizione al patriarcato russo, della necessità di «denazificare» il Paese.
L’accordo sarà «legalmente vincolante» e «la sua attuazione», come previsto da quello su Gaza, «sarà monitorata e garantita dal Consiglio di Pace, guidato da Trump». Una volta che le parti avranno accettato il memorandum e si saranno ritirate «il cessate il fuoco entrerà in vigore». Il punto 25 prev





