
Crosby, Stills & Nash – Suite: Judy Blue Eyes
24 Novembre 2025
Nel dibattito che attraversa il PD toscano in queste settimane, la questione della rappresentanza territoriale non è un elemento marginale, ma il sintomo di un problema politico più profondo. Le critiche di Dario Parrini sulla mancanza di assessori provenienti dai territori dove il partito ha ottenuto i risultati migliori hanno soltanto portato alla luce un malessere che covava da tempo. Dentro questo scenario rientra pienamente anche Siena, che continua a vivere una progressiva marginalizzazione nei processi decisionali regionali.
Il punto è che l’esclusione senese non nasce solo da logiche interne al gruppo dirigente toscano. A pesare è anche la debolezza strutturale del PD cittadino, che da anni fatica a riorganizzarsi e a esprimere una leadership riconoscibile. Questa fragilità non è soltanto organizzativa: implica, di fatto, una crescente subordinazione ai poteri che storicamente hanno orientato la vita pubblica senese e che oggi, trovando altrove interlocutori più autorevoli, non percepiscono più il partito come un punto di riferimento. Ne deriva una rappresentanza incapace di difendere o valorizzare le specificità del territorio, lasciando spazio ad altri attori nella definizione delle priorità cittadine.
Le conseguenze si avvertono nei settori più delicati della città: economia, sanità, università, cultura. Ambiti in cui servirebbe una presenza politica stabile, capace di sostenere visioni e scelte nei tavoli regionali, e non un partito costretto a inseguire la direzione tracciata da altri. Senza una figura di riferimento forte, Siena rischia di perdere ulteriormente centralità proprio nel momento in cui avrebbe invece bisogno di un rilancio, in un contesto già fragile sul piano economico e istituzionale.
La mancanza di una rappresentanza in giunta regionale è quindi un problema politico reale, non una questione simbolica. Significa che Siena resta fuori dai luoghi dove si decide sul futuro dei servizi, degli investimenti e delle strategie che incidono sul suo tessuto sociale e produttivo. È un vuoto che non nasce oggi, ma che oggi diventa più visibile perché la città ha meno strumenti per compensarlo.
Le dimissioni della tesoriera regionale Alberta Ticciati, arrivate in un clima già teso, confermano che il disagio attraversa più livelli del partito: dalla struttura regionale alla base territoriale. È un segnale che mette in discussione metodo e contenuto delle scelte, e che richiede un cambio di passo vero, non cosmetico.
La “fase 2” annunciata dal segretario Fossi potrà avere un senso solo se saprà ricostruire un rapporto autentico con i territori, evitando di trasformare il rinnovamento in una operazione di facciata. Siena, in questo quadro, non chiede trattamenti speciali: chiede che il proprio ruolo torni a essere riconosciuto e valorizzato, come parte essenziale della storia e dell’identità politica della Toscana.
Se il PD regionale riuscirà a riaprire un dialogo sincero e a ripensare la propria organizzazione attorno a una visione realmente inclusiva, potrà recuperare credibilità e terreno. Altrimenti, la frattura rischia di allargarsi ancora. E Siena, ancora una volta, diventerà il punto in cui le contraddizioni emergono con più chiarezza.
Pierluigi Piccini





