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26 Novembre 2025LA COREA DEL SUD PUNTA A ENTRARE NEL CLUB DELLE PRIME QUATTRO POTENZE IN MATERIA DI DIFESA
Dalla Polonia al Medio Oriente: Seul sta scalando il mercato delle armi
L’obiettivo è ambizioso. E prevede un sorpasso eccellente: ai danni della Cina.
La Corea del Sud punta a entrare nel “club” delle prime quattro potenze mondiali in materia di difesa, e vuole farlo entro il 2030. È stato il presidente Lee Jae-myung ad annunciarlo in occasione della Seul International Aerospace & Defense Exhibition 2025, la più grande fiera delle armi del Paese tenutasi lo scorso ottobre. «Raggiungeremo la sovranità tecnologica», è stata la sfida lanciata da Lee. L’accelerazione nell’industria della morte è spinta da un mix di fattori, non ultimo il ritorno drammatico della guerra convenzionale in Europa. Ma non solo. È il Medio Oriente il mercato in più forte crescita per la produzione sudcoreana. Un vero e proprio boom, testimoniato dai dati raccolti dall’Export-Import Bank of Korea: «Le esportazioni di armi della Corea verso il Medio Oriente sono più che triplicate, passando da 241 milioni di dollari nel 2019 a 747,5 milioni di dollari nel 2024».
L’aumento è stato trainato da due elementi.
Primo: la drammatica escalation politicomilitare che sta infiammando la regione, che si è riverberata inevitabilmente sul mercato delle armi. Medio Oriente e Nord Africa hanno rappresentato il 27% del mercato globale delle importazioni di armi tra il 2020 e il 2024.
Secondo fattore: gli sforzi della regione per diversificare il suo approvvigionamento di armi, tradizionalmente dipendente dagli Stati Uniti.
Come scrive il “Korea Herald”, «la quota statunitense delle esportazioni di armi verso la regione è scesa dal 77,1% al 55,2%, mentre la quota dell’Asia è salita dal 9,5% al 18,3%. Anche l’Europa ha registrato un aumento della sua quota, dall’11,5% al 27%». Quella della Corea del Sud è una vera e propria scalata, con Seul che si posiziona oggi al decimo posto a livello mondiale per vendite di armi (dati Sipri). I primi cinque maggiori esportatori di difesa al mondo sono: Stati Uniti, Francia, Russia, Cina e Germania. Seguono Italia, Regno Unito, Israele, Spagna e, appunto, Corea del Sud. Il mercato bellico, come sottolineano gli analisti, sta cambiando. Se a dominarlo sono stati a lungo Stati Uniti e Russia, «nell’ultimo decennio molti nuovi attori sono entrati nel mercato per rivendicare una quota maggiore della torta».
Come sottolinea il sito di analisi Modern Diplomacy, «l’impennata della Corea del Sud nel settore della difesa rappresenta una nuova fase nelle dinamiche di potere globali, poiché i leader tradizionali nel settore degli armamenti come Stati Uniti, Russia e Cina si trovano ad affrontare la crescente concorrenza di esportatori tecnologicamente agili. Questa mossa sottolinea anche l’impegno di Seul a sfruttare la sua competenza di livello mondiale nell’elettronica e nella cantieristica navale per il predominio militare». Tra il 2018 e il 2020, le esportazioni di armi sudcoreane si sono attestate in media intorno ai 2-3 miliardi di dollari. Nel 2021, le esportazioni di armi del Paese hanno superato i 7 miliardi di dollari, registrando una crescita di oltre il 150%. Nel 2022, le esportazioni di armi sudcoreane hanno raggiunto il massimo storico di 17,3 miliardi di dollari. Nel 2024, la spesa militare del Paese è stata pari al 2,6% del Pil (47,6 miliardi di dollari), con l’amministrazione Lee che si è impegnata ad aumentarla dell’82% nel 2026. L’attuale legge sudcoreana vieta l’invio di armi in zone di guerra, ma Seul ha aiutato indirettamente l’Ucraina e ha intensificato le vendite di armi in altre parti d’Europa. Come riportato dal Lowy Institute, nel novembre 2024, Ue e Corea del Sud hanno firmato il “Partenariato per la Sicurezza e la Difesa”, che prevede la collaborazione in 15 aree, tra cui le questioni industriali della difesa.
La Corea del Sud è diventata il secondo esportatore di armi verso i membri europei della Nato, La Polonia è stata il principale acquirente, rappresentando il 46% delle esportazioni di armi sudcoreane. L’Europa (purtroppo) emerge come uno degli epicentri della corsa alle armi.





