
LA COREA DEL SUD PUNTA A ENTRARE NEL CLUB DELLE PRIME QUATTRO POTENZE IN MATERIA DI DIFESA
26 Novembre 2025
Alessandra Ghisleri: la sinistra non “ruba” a destra
26 Novembre 2025All’ultimo piano Il testo iniziale ha subito diverse modifiche, Trump invia i suoi per la versione finale
Durante i colloqui con gli emissari Usa ad Abu Dhabi «gli ucraini hanno accettato il piano» di pace Usa e mancherebbero solo «alcuni dettagli», come anticipato da un anonimo ufficiale statunitense e poi confermato in serata dal presidente ucraino stesso. «Frenesia informativa» l’ha definita il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, rifiutandosi di commentare. Troppe notizie sul piano di pace proposto dagli Usa, emendato a Ginevra, ridiscusso negli Emirati arabi durante gli ultimi due giorni e rimescolato dai Volenterosi ieri. I dettagli in questione sono in realtà i pilastri sui quali in questi quattro anni di guerra non si è riusciti a trovare una sintesi e il rimando a un imminente colloquio tra Volodymyr Zelensky e Donald Trump per sciogliere le questioni ancora sul tavolo – «entro la fine di novembre», sperano gli ucraini, «non prima della firma» secondo Washington – assomiglia a un modo per guadagnare tempo.
DEL TESTO IN 28 PUNTI che prevedeva la cessione dei territori attualmente sotto l’occupazione russa, della parte restante di Donetsk non ancora conquistata, il riconoscimento de facto della sovranità russa su queste regioni da parte degli Usa, la riduzione dell’esercito ucraino a 500mila soldati e altre misure economiche politiche e militari non probabilmente non resta molto. Per lo meno non i punti che hanno spinto il Cremlino a definirlo «un’ottima base di partenza». Anzi, sembra che si ritorni a una settimana fa, nonostante tutti gli attori coinvolti, da Bruxelles a Washington definiscano i progressi «incoraggianti». Trump ha addirittura dichiarato che «nella speranza di finalizzare questo piano di pace, ho incaricato il mio inviato speciale Steve Witkoff di incontrare il presidente Putin a Mosca e, contemporaneamente, il segretario dell’esercito Dan Driscoll incontrerà gli ucraini». Tutti tranne Mosca. «La Russia potrebbe respingere una versione modificata del piano di pace statunitense, se questo non soddisferà le richieste di lunga data di Mosca» ha dichiarato il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov. Il funzionario ha rivendicato che il piano nella sua prima versione era uno sviluppo fedele di quanto deciso da Vladimir Putin e Donald Trump durante il loro incontro in Alaska, il 15 agosto scorso. Lo «spirito di Anchorage» e il Cremlino «non ne accetterà la cancellazione». Anche se uno spiraglio per la trattativa è aperto. I russi affermano di aver ricevuto solo la prima proposta e di attendere la «versione intermedia», alla quale hanno partecipato il segretario di Stato Usa Marco Rubio, i rappresentanti dell’Ue e dell’Ucraina a Ginevra. Su questo sembra che si potrà discutere. Tuttavia, malgrado le aperture dei giorni scorsi a una maggiore presenza europea, ieri le parole del presidente Francese Emmanuel Macron – per il quale la pace «non deve essere una capitolazione che dia alla Russia carta bianca per continuare anche verso altri Paesi europei», «nessuno può dire per conto degli ucraini quali concessioni territoriali siano disposti a fare» e «spetta agli europei decidere sugli asset russi» – hanno riacceso la polemica dalla distanza. Per i russi le parole di Macron sono «sogni» e comunque l’Europa ha già avuto le sue possibilità di giocare un ruolo nella soluzione pacifica del conflitto ucraino, «ma ha fallito su tutti i fronti». Nel frattempo ad Abu Dhabi i rappresentanti degli Usa incontravano in separata sede russi e ucraini ed è significativo che stavolta per Kiev abbia trattato il potente capo dell’intelligence militare (Gur) Kyrylo Budanov.
MA I LEADER EUROPEI più schierati per la cosiddetta «pace giusta», ovvero quella che «non ceda alle richieste russe», hanno trovato un modo per ricompattarsi intorno all’ostruzionismo sul piano iniziale in 28 punti. Ieri si sono riuniti in video-conferenza nel formato della coalizione dei Volenterosi insieme ai rappresentanti di Bruxelles, a Rubio e a Zelensky. Quest’ultimo, oltre ad aver confermato l’intenzione di «andare avanti con l’accordo sostenuto dagli Usa», ha esortato i leader europei a «elaborare un quadro per l’invio di una ‘forza di rassicurazione’ in Ucraina». Un’altra delle eventualità che era stata categoricamente scartata da Mosca e dalla parte di amministrazione statunitense che aveva redatto il primo testo. Il leader ucraino ha anche insistito sulla necessità di «sostegno alla difesa, progressi in materia di garanzie di sicurezza e azioni relative ai beni russi congelati». Perentorio Rubio, per il quale le garanzie di sicurezza «sono una componente fondamentale» di qualsiasi accordo di pace e che sia l’Ucraina sia la Russia «hanno bisogno di proposte scritte su carta» per determinare la fattibilità di qualsiasi accordo. Il premier britannico Keir Starmer ha definito «vitale» il dislocamento di una «forza multinazionale per l’Ucraina» per garantire a Kiev «robuste garanzie di sicurezza» dopo la firma di un eventuale accordo. Il primo ministro di sua maestà si riferisce, senza citarla, al contingente anglo-britannico che i due stati stanno già approntando da tempo e che durante l’ultima visita di Zelensky in Francia è stato passato in rassegna sul Mont Valérien.
INTANTO IN UCRAINA la guerra continua. Al fronte Pokrovsk non è ancora caduta, ma tutt’intorno alla cittadina del Donetsk assediata da 15 mesi si combatte senza sosta. Dalla distanza i russi sono tornati a colpire Kiev, causando almeno 6 morti e una dozzina di feriti. Secondo l’aeronautica ucraina le forze russe hanno lanciato «22 missili di vario tipo e oltre 460 droni», la maggior parte dei quali verso Kiev. «Questa è la risposta terroristica di Putin agli sforzi di pace degli Usa e del presidente Trump» ha dichiarato il ministro degli Esteri ucraino, Andrii Sybiga.





