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5 Dicembre 2025NOTA POLITICA STRATEGICA – MPS, IL CDA DI OGGI E IL SIGNIFICATO DI UNA CRISI DI GOVERNANCE
C’è attesa per il consiglio di amministrazione di Monte dei Paschi, convocato oggi pomeriggio. La riunione arriva nel momento più delicato per la banca dopo la grande operazione su Mediobanca e segna uno snodo politico-istituzionale che va oltre la vicenda giudiziaria. L’indagine sulla scalata, che riguarda l’amministratore delegato Luigi Lovaglio e due grandi azionisti esterni, non coinvolge la banca come ente: Mps non è iscritta a notizia di reato. Ma questo non attenua la portata della questione. La forza di un istituto di credito sistemico non dipende solo dalla qualità dei bilanci, ma dalla credibilità della sua governance.
Il cda è chiamato a valutare la posizione del ceo alla luce di un principio semplice: un manager bancario perde i requisiti solo in caso di condanna definitiva, ma una crisi di fiducia può manifestarsi molto prima e incidere sulla stabilità operativa, sui rapporti con la vigilanza e sulla percezione internazionale dell’istituto. La riunione di oggi non ha formalmente il compito di “assolvere” o “condannare” nessuno. Deve però misurare la solidità della catena di comando in un momento in cui la banca è impegnata nella più complessa integrazione societaria italiana degli ultimi anni.
Mentre Lovaglio presenterà la sua ricostruzione degli eventi e la propria linea di difesa, i legali incaricati dal board daranno un quadro del rischio legale e reputazionale, un elemento che pesa ormai quanto il capitale regolamentare. La decisione finale del consiglio – piena fiducia, conferma condizionata, rinvio o rottura – definirà la capacità di Mps di mostrarsi come soggetto autonomo, responsabile e governato da regole chiare. È questo il punto politico decisivo: non l’indagine in sé, ma la trasparenza con cui la banca affronta la fase più critica.
La dimensione finanziaria non può essere separata dal contesto territoriale. Mps resta il principale presidio bancario della Toscana e un elemento identitario per Siena. Per questo la gestione dell’attuale crisi tocca direttamente la qualità delle istituzioni e la loro capacità di operare in un sistema complesso. L’integrazione con Mediobanca – già entrata nel vivo e vincolata a una scadenza precisa, la presentazione del piano alla Bce a marzo – richiede un vertice forte, credibile e riconosciuto. Ogni incertezza sulla governance si riflette immediatamente su questo percorso, con possibili ritardi, correzioni e riallineamenti chiesti dalla vigilanza.
Il punto politico più ampio è la tenuta dell’intera operazione di consolidamento bancario. La sfida non è più solo industriale, ma istituzionale: come si regola il rapporto tra grandi azionisti, poteri economici e autonomia delle banche? Qual è la linea di confine tra legittima strategia di mercato e costruzione di assetti di controllo opachi? Il caso Mps–Mediobanca mostra ancora una volta quanto siano fragili gli equilibri italiani quando interessi forti si intrecciano con operazioni che modificano gli assetti del credito nazionale.
La scelta del cda di oggi dirà se Mps intende affrontare questa fase con chiarezza o con tatticismi. La prima opzione rafforza l’istituto, la seconda lo espone al rischio di un logoramento lento ma costante, che le autorità europee e i mercati non perdonerebbero. Siena, la Toscana e l’intero sistema bancario italiano hanno bisogno della prima.





