Sembra una favola edificante, ambientata nel Regno dei buoni. E invece è una storia vera, la storia di una foto rimasta segreta per mezzo secolo, grazie alla scelta di quattro rilevanti personalità politiche del Novecento: Charles De Gaulle, Georges Pompidou, Valery Giscard d’Estaing e Jacques Chirac. Ognuno di loro, a un certo punto del proprio tragitto politico, entrò in possesso della fotografia che avrebbe potuto stroncare la carriera del loro avversario più pericoloso – François Mitterrand – ma decisero di soprassedere. Sarebbe bastato lo scivolamento impercettibile di quella immagine verso l’indirizzo giusto, per imbastire una “legittima” speculazione politica. E invece non cedettero alla tentazione.
Una storia che racconta un’altra politica, una politica che in questo caso preferì vincere la battaglia delle idee piuttosto che quella dei ricatti emotivi e dell’odio reciproco: una storia raccontata per la prima volta in un libro uscito in Francia, La photo e non ancora tradotto in Italia. A scriverlo è un autorevole giornalista francese, Patrice Duhamel, già direttore generale di France Télévisions, autore di diversi libri sulla Quinta Repubblica e che ha impiegato diversi anni per rimettere a posto tutti i tasselli, alcuni dei quali sembrano uscire dalla sceneggiatura di un film.
Una storia che ha inizio il 15 ottobre 1942. A Vichy, nell’Hôtel du Parc, il maresciallo Philippe Pétain – capo del governo collaborazionista – riceve un ragazzo di 26 anni, François Mitterrand, e un fotografo fissa l’immagine della stretta di mano. I capelli impomatati, una pochette bianca piegata a triangolo nel taschino della giacca, il ragazzo ascolta con deferenza il maresciallo: in quel momento nessuno può immaginare che quell’istantanea sarebbe rimasta segreta per 52 anni.
Ma per il giovane Mitterrand la stagione di Vichy era durata poco: alcune settimane dopo quella stretta di mano con Pétain si era avvicinato alla Resistenza e tuttavia quell’attimo vissuto accanto al maresciallo avrebbe potuto azzopparlo politicamente per evidenti ragioni: dopo l’armistizio nel 1940 tra la Francia e la Germania, Pétain aveva creato un regime personale, supportato da tecniche poliziesche tipiche dei regimi totalitari e alla fine della guerra era stato condannato alla fucilazione, pena commutata nel carcere a vita.
Successivamente, di quei mesi trascorsi nella Francia di Vichy, sarebbe restata una traccia flebile, che ogni tanto riaffiorava, ma Mitterrand negava o al massimo minimizzava. Risultando credibile: quell’ombra sfocata non gli impedì infatti una carriera politica in prima linea. Nel 1947, a 31 anni, era diventato il ministro più giovane della storia francese in un governo a guida socialista. Da quel momento era iniziata la carriera anti-gollista di Mitterrand che culminò nel 1965, quando decise di sfidare il generale nelle elezioni presidenziali.
L’elezione di De Gaulle
De Gaulle non è sicuro di farcela e quando mancano dieci giorni al primo turno, il ministro dell’Interno Roger Frey si presenta all’Eliseo con la foto, ricevuta da un vice-prefetto, e chiede al generale se non voglia utilizzarla. A quel punto De Gaulle pronuncia due frasi strepitose. La prima: «So bene che Mitterrand è un arrivista e un impudente, ma io non farò mai la politica delle bombette puzzolenti». E poi una seconda frase che Duhamel definisce «vertiginosa» per senso dello Stato: «Se un giorno François Mitterrand dovesse diventare presidente della Repubblica, non ne voglio indebolire la funzione presidenziale». Una decisione che per Duhamel diventa «la giurisprudenza di De Gaulle», nel senso che sarà fatta propria e rispettata da Pompidou, da Giscard d’Estaing e da Chirac. Ma non fu facile perché quella foto era passata «di cassaforte in cassaforte, di cassetto in cassetto». Georges Pompidou la mostra a Jacques Chirac e platealmente la getta, lasciandola bruciare in un camino.
La pubblicazione
Segretata per 52 anni, la foto viene pubblicata nel 1994 nel libro Une jeunesse française di Pierre Péan, quando oramai è politicamente inerte: Mitterrand è all’Eliseo oramai da 13 anni, è malato, sta per lasciare la presidenza e anche la vita, visto che muore l’8 gennaio del 1996. Il disvelamento dell’immagine non è però accompagnato dalla sua storia, altrettanto segreta, che alfine è stata rivelata molti anni dopo nel libro La photo.
Sono state diverse le ragioni che spinsero ognuno dei quattro presidenti a mantenere il segreto e tra queste sicuramente l’idea che la République sia più importante di ogni altra cosa e tuttavia un peso, istintivamente, non poté non averlo anche il fattore umano: la percezione che una scelta, per quanto discutibile, di per sé stessa non può azzerare il resto della vita di una persona.
Duhamel ha scoperto anche, tra le carte di Michel Poniatowski, l’esistenza di un “patto di non aggressione” segreto tra Giscard d’Estaing e Mitterrand, che risale al 1978, e dimostra quali fossero i codici etici che regolavano allora le relazioni tra i due principali attori della politica francese di quegli anni.
Tutti i protagonisti di questa storia è come se fossero fatti di un impasto umano e politico irreperibile nella scena pubblica odierna, così “naturalmente” incivile. Dominata dal mercato delle foto dell’“archivio Epstein”, ma anche dall’ordinaria rozzezza nei rapporti politici dell’Italia del 2025. Nella Francia della Quinta Repubblica quella foto fu resa pubblica quando sarebbe risultata ininfluente. Una storia accaduta qualche decennio fa, ma sembra davvero appartenere ad un’altra era geologica.






