
Joan Jett & the Blackhearts – Bad Reputation
24 Dicembre 2025
Piancastagnaio e il ruolo strategico della Provincia: infrastrutture, lavoro e diritto allo studio
24 Dicembre 2025
«Ci hai dato anni di lavoro, è dura accettare la fine»
Da Ignis a Beko, dal padre alla figlia: nella testimonianza di una lavoratrice, sessanta anni di vita dell’azienda. Ricordi, emozioni e amarezza per la fine
Di Debora Fineschi*
Hai dato lavoro al mio babbo ragazzetto. All’età di 17 anni, nel 1966, fu mandato insieme a 30 ragazzi alla sede di Varese per imparare il lavoro. Rimase solo per un mese perché dovette subito entrare a Siena, la produzione non aveva tempo… in quella prima fabbrica sempre in viale Toselli, lì, dove tuttora vi è il deposito dei pullman. Ignis, questo è stato il tuo primo nome. In questo stesso periodo storico, poco più sopra, nella stessa strada, si stava piano piano formando il nuovo stabilimento, quello che ha fatto poi la storia. Il 3 aprile 1967 sei stata inaugurata da Aldo Moro, presidente del Consiglio. E babbo era già lì, nelle tue prime ore di vita. In tutti questi anni fino alla pensione, ti ha dato amore, tempo, forza, dedizione. Un pensiero mi porta a immaginarlo nei tuoi spazi, nei tuoi corridoi, tra le linee al tempo del fidanzamento e del matrimonio poi con mia mamma e quando è diventato babbo di due figlie, Debora e Sara. Mi hai vista entrare già da piccolina, per i Babbo Natale per le Befane, il Carnevale, per le feste organizzate. Il luogo era sempre quello, la tua storica mensa, forse tranne qualche eccezione. Quelle fatte fuori erano le cene di fine anno del Cral e aziendali. Le volte che, per bisogno, da casa si chiamava la portineria che poi ci passava babbo. Quella volta che mi disse di aspettarlo al parcheggio di sopra, il suo classico fischio e lo vidi dietro alle sbarre: si era arrampicato in una terrosa salita per salutarmi. E poi mi hai vista entrare per far parte del tuo mondo, nella veste di lavoratrice. Ricordo ancora l’odore non appena entrata nell’area produttiva, quel primo odore che porto nella memoria olfattiva. Mi hai vista crescere, cambiare tante volte, certe volte non sono stata un bel crostino ma dovevo crescere, mi hai vista arrabbiata, piangente, felice, gioiosa, scherzare e innamorarmi… Mi hai vista anche lavorare con babbo, che è stato anche il mio capo! Mi hai vista stringere rapporti che sono diventati amicizia, persone alle quali voglio bene. Sei testimone dell’amore che ho messo nel lavoro, in quello che facevo, avrei voluto tanti cambiamenti. Sono entrata che avevo 21 anni. Da allora ne sono passati trenta. Trenta anni della mia vita passati lì dentro, per noi un mondo a parte, una famiglia con il suo caratteristico linguaggio. Chissà… prendere il lavoro come una famiglia e così rapportarsi l’uno all’altra, si dice che al giorno d’oggi non funzioni più… Ma se a noi senesi ci vuole un po’ per entrarci nelle grazie, poi sei di casa e la casa è cuore. Accettare la fine della tua storia non è stato semplice ed è doloroso. Paragonata da me a un lutto. Per mia esperienza, possono passare gli anni, ma ogni qualvolta ci pensi riaffiora sempre quel guizzo doloroso di pianto. Cara mia, cara nostra, ti meritavi molto, molto di più! Ti auguro di accogliere un serio datore di lavoro, per i colleghi rimasti e per la nostra Siena. Auguro tanto bene a tutti noi, dal primo operaio del ‘66 all’ultimo del 28 novembre 2025… Abbiamo fatto la storia.
*Lavoratrice Beko





