Il dovere di pensare al futuro contro “la prepotenza, la supponenza e l’aggressività”
6 Ottobre 2022IDEE PER LA CITTA’: RITROVIAMO COLLABORAZIONE E ARMONIA CON I COMUNI SENESI
6 Ottobre 2022Entro giovedì 13 il prospetto deve essere chiuso con l’ok della Consob, l’operazione che punta a raccogliere 2,5 miliardi partirà lunedì 17
Francesco Spini
Le carte del Monte dei Paschi di Siena restano coperte fino all’ultimo minuto. E il nervosismo, soprattutto tra le banche che hanno sottoscritto i preaccordi per fornire la garanzia al maxi aumento di capitale da 2,5 miliardi, aumenta. Roba da cuori forti. Ieri mattina in una riunione al ministero dell’Economia, l’ad di Mps Luigi Lovaglio ha fatto il punto della situazione. Seduto accanto a lui c’era il direttore generale del Tesoro, Alessandro Rivera, con cui la sintonia sarebbe intatta.
Davanti ai rappresentanti degli istituti, però, Lovaglio avrebbe mantenuto riserbo sugli impegni fin qui ricevuti per coprire la parte di aumento di capitale che eccede gli 1,6 miliardi che il Tesoro garantirà sottoscrivendo pro quota – lo Stato ha il 64,23% – l’operazione. Si tratta di ben 900 milioni, assai difficili da recuperare in un momento di mercato complesso come questo. Le due principali interlocuzioni di Lovaglio, quella con i partner Axa (polizze) e Anima (risparmio gestito), stanno proseguendo su binari diversi. Gli assicuratori francesi si accontenterebbero di mantenere i termini dell’attuale alleanza industriale – peraltro da sempre profittevole e dunque soddisfacente – e ugualmente sarebbero pronti a seguire l’aumento per una cifra che potrebbe spingersi fino a circa 130 milioni di euro, rimarcando il loro interesse per il mercato italiano, considerato strategico. Non ci sarebbero frizioni o criticità, sebbene la firma nero su bianco ancora non ci sarebbe.
Più complicato il rapporto con Anima. Le trattative con la società di gestione del risparmio procedono da settimane ma una quadra sarebbe ancora lontana. Anima non si sarebbe sfilata, come alcune indiscrezioni lasciano intendere. Vuole però legare la sua partecipazione all’aumento, per cui si è resa disponibile pubblicamente già a fine luglio, a una convenienza industriale, allungando la partnership e allargandone il perimetro. Ma per Siena blindare una joint venture potrebbe essere controproducente nella ricerca di aggregazioni con banche che a loro volta hanno i propri partner nell’asset management e nelle assicurazioni. Proprio mentre l’impasse con Anima si acuisce, proprio la Sgr è al centro di indiscrezioni secondo cui, scrivono da Reuters, lo Stato potrebbe accrescere la presenza di Poste Italiane (ora al 10,4%) per evitare che Anima finisca in mani estere. Il maggior indiziato? La francese Amundi, dopo l’incursione che l’ha portata fino al 5% e nonostante abbia assicurato di non voler scalare la società. La Borsa, però, si scalda poco: una fiammata iniziale, e Anima chiude con un modesto rialzo dell’1%. Ma la questione aggiunge caos alla già intricata sceneggiatura in cui si muove il Monte. Fatto sta che il nulla di fatto con Anima (che potrebbe apportare fino a 150-200 milioni) perdura, mentre il tempo fugge veloce, se si pensa che entro giovedì 13 il prospetto dovrebbe essere chiuso con l’imprimatur di Consob se si vuole partire con l’aumento lunedì 17, data che resta nelle intenzioni di Lovaglio rispettare, se non altro per arrivare in tempo utile per finanziare – con la metà dell’importo – le 3.500 uscite incentivate per cui si son messi in fila più di 4 mila bancari. Come procedere? Esclusa un soluzione di sistema con gli altri istituti di credito, si tratta anche con casse e fondazioni, con investitori (tipo Dumont) e fondi con cui Lovaglio ha già collaborato in altre occasioni. Ma c’è chi scommette che il banchiere, in tanta riservatezza, lavori ancora per coinvolgere un’altra banca e risolvere così la difficile partita.