Sarah Morris: Who is Who
27 Marzo 2024“Clima cupo e di violenza mi ricorda gli anni Settanta”
27 Marzo 2024Alla prossima vendita di azioni del MEF la quota in mano al Tesoro diventerà residuale e allora si apriranno le danze
Il Governo fa cassa svendendo il Monte dei Paschi (n.d.r.)
Mps, lo Stato scende ancora Collocamento lampo del 12,5%
di Daniela Polizzi e Andrea Rinaldi
Tesoro sotto il 30%, banca più contendibile e pronta per un’aggregazione
Il governo rompe gli indugi sul Monte dei Paschi di Siena e avvia un’ulteriore vendita di azioni. Sono andate talmente a ruba presso gli investitori — 157,5 milioni di titoli, pari al 12,5% di Mps collocati in meno di un’ora — che il Mef ha collocato nell’ambito di una procedura accelerata di raccolta ordini curata dal consorzio di banche costituito da BofA, Citigroup, Jefferies e Mediobanca. Il tesoro incassa 650 milioni, al prezzo di 4,150 euro ad azione, con uno sconto del 2,49% rispetto alla chiusura di ieri. E più basso rispetto a quello del 6% della tranche di novembre. Il Mef ora scende da 39,23% al 26,73% del Monte.
A novembre il Mef, all’epoca azionista con il 64,2% della banca, aveva inizialmente avviato la cessione del 20% dell’istituto attraverso un Abb concluso in brevissimo tempo a 2,92 euro per azione. Con una richiesta da parte degli investitori pari addirittura a cinque volte l’offerta. Un appetito talmente forte, anche in quel caso, che il Mef aveva deciso di alzare al 25% la quota offerta. Avevano comprato azioni poco meno di un centinaio di investitori: grandi nomi di fondi italiani ma soprattutto stranieri. Da quel giorno il titolo di Siena è salito del 42%.
È un altro passaggio significativo e un segnale al mercato per varie ragioni. Prima di tutto perché ora il Tesoro, pur rimanendo il singolo maggiore azionista di Siena, non possiede più il controllo di diritto dell’istituto mettendo a segno una mossa che rende la banca più contendibile e che potrebbe facilitare un’aggregazione con un’altra realtà, che è poi l’obiettivo, più volte dichiarato, del ministro Giancarlo Giorgetti e della premier Giorgia Meloni. In secondo luogo il Mef porta a casa una operazione da incorniciare: se si sommano i 650 milioni di ieri ai 920 della tranche di novembre si arriva a quegli 1,6 miliardi investiti dal Tesoro a settembre 2022 durante l’aumento da 2,5 miliardi a 2 euro per azione. Fu un’operazione di salvataggio e rilancio che in quel momento sembrava impossibile.
Il ministero di Giorgetti su quest’ultima cessione porta a casa una plusvalenza del 100%. Nel contempo mantiene il 25% di Mps che potrà ulteriormente valorizzare. Per ora si impegna a non vendere ulteriori azioni per 90 giorni.
L’operazione di ieri è il risultato di un lavoro di squadra iniziato a febbraio di due anni fa dal Mef e dal team di vertice dell’istituto con la presidente Patrizia Grieco prima e poi con il suo successore Nicola Maione e la chiamata del ceo Luigi Lovaglio che ha varato un piano per riportare la banca sui binari, concentrandosi sul suo core business. Un percorso culminato con oltre 2 miliardi di utile a fine 2023, il ritorno al dividendo con due anni d’anticipo e dopo 13 di assenza, 300 assunzioni nel 2024 e il ricambio del management. La congiunzione astrale perfetta si è realizzata anche grazie a un anno record per il margine di interesse. La banca ha poi beneficiato di 466 milioni di rilasci netti di accantonamenti, legati al venir meno dei rischi legali, e di un effetto netto positivo delle imposte per 339 milioni, per un totale di 805 milioni. È stato anche il risultato dell’assoluzione da parte della Cassazione di Giuseppe Mussari e di Antonio Vigni, e di quella in appello per Alessandro Profumo e Fabrizio Viola.
Tutti elementi che giocano a favore di un’operazione di aggregazione con un’altra banca. In questo scenario lo Stato sarebbe un socio meno ingombrante e la sua presenza si potrebbe diluire della metà, o anche più, nel caso si procedesse verso le nozze con una banca di taglia non lontana da quella del Monte.
Secondo Barclays, un matrimonio con Banco Bpm o Bper si potrebbe realizzare in parte in azioni (40%) per non ridurre i loro ratio. Tenuto conto poi che l’eccesso di capitale di Mps è di 3 miliardi e che Siena ha anche Dta attorno alla stessa cifra. Quanto a Unicredit, sempre secondo Barclays l’acquisizione verrebbe fatta in cash e il governo liquidato.