Turismo: Ambito Amiata presenta flussi, strumenti e attività di promozione
12 Aprile 2024Il ministro della Sanità Roberto Speranza era stato informato che il test del covid 19 produceva risultati falsi
12 Aprile 2024di Andrea Greco
I soci senesi approvano l’utile 2023 di 2,05 miliardi, cedole per 315 milioni e un “fondo riserve non distribuibili” da 312 milioni invece dell’imposta. Venerdì tocca a Unicredit: attesa la conferma di Orcel malgrado il “no” dell’advisor Glass Lewis sui compensi ai vertici
MILANO –Iniziano oggi, con l’appuntamento a porte chiuse tenuto da Mps, le assemblee delle banche italiane, i cui soci approvano i bilanci migliori di sempre. Il 2023 ha fruttato, specie per il rialzo dei tassi d’interesse Bce che gli istituti hanno girato in parti infime coi correntisti, utili netti per quasi 25 miliardi di euro al settore. Due terzi più dell’anno prima, e oltre metà della somma sta confluendo nelle tasche dei “signori azionisti”, da cui si attende, quindi, un consenso pieno.
Purtroppo, però, più che un bagno di folla si annunciano riunioni telematiche tra intimi: il “rappresentante designato” degli azionisti, il presidente della banca di turno e un notaio. Così ha disposto gran parte degli intermediari quotati, cogliendo l’opzione che con l’avvento del Covid fu disposta per evitare gli assembramenti, e nel tempo è diventata prassi e legge dimenticando la democrazia finanziaria.
Anche il Tesoro dirà sì al bilancio senese che evita l’imposta
Si comincia, alle 14,30, dal Mps, banca salvata da 8 miliardi di euro pubblici nel 2017 e che forse più di tutte rappresenta la nuova stagione. Il bilancio 2023, gonfio di margini d’interesse e quasi svuotato dagli appostamenti sui rischi legali dopo la teoria di assoluzioni di ex manager nei mesi scorsi, chiude con 2,05 miliardi (da 178 milioni di perdita 2022) e il ritorno al dividendo da 0,25 euro ai soci (315 milioni in tutto), dopo 13 anni e con due di anticipo sul piano industriale dell’ad Luigi Lovaglio. Appare scontato, dunque, che il socio pubblico, cui resta un 26,73% dopo il secondo collocamento di azioni in Borsa, approverà i conti d’esercizio e la destinazione dell’utile: pur se, tra le destinazioni, c’è la riserva non distribuibile che consente di scansare la “tassa extraprofitti” varata sei mesi fa dal governo Meloni. Già lo scorso novembre, dopo i conti del terzo trimestre, la banca aveva reso nota la proposta del cda di proporre ai soci “la destinazione a riserva di utili non distribuibili una somma non inferiore a 312 milioni”, pari a 2,5 volte il teorico obolo da pagare, e secondo gli emendamenti fatti al decreto in autunno.
Azzone sulle nozze senesi: “Unicredit, Bper e Banco Bpm candidate”
Sembra già un passato lontano, visto l’uno due con cui il Tesoro ha venduto in Borsa il 25% a fine novembre e il 12,5% (a fine marzo) del capitale. E non c’è due senza tre: il socio pubblico si è impegnato, a non vendere altre azioni fino a inizio luglio, ma di lì in avanti, passato lo scoglio delle elezioni europee e se i mercati terranno, potranno esserci altre cessioni. Sul mercato ovvero a diretti interlocutori, come ha fatto trapelare il ministro Giancarlo Giorgetti l’altro ieri, dicendo: “La scarpetta di Cenerentola è pronta, il 2024 credo debba essere l’anno buono” perché la banca senese trovi un partner, nel rispetto degli impegni presi con Bruxelles sette anni fa. Ieri si è espresso positivamente anche Giovanni Azzone, presidente dell’Acri e di Fondazione Cariplo, che con altri enti è un “piccolissimo azionista” entrato con l’aumento di capitale. “Lo sa il ministro, non lo sappiamo noi. Mi sembra che lo scrivano un po’ tutti i giornali, i candidati sono sempre i soliti, però per ora non mi sembra che ci siano ancora indicazioni chiare sul futuro – ha detto Azzone a Radiocor -. Hanno tutti la possibilità di farlo, dipende dalla volontà di investire in questo progetto rispetto ad alternative. Intesa Sanpaolo mi sembra molto difficile visto che ci sono temi di incompatibilità dimensionale sulla rete, quindi Unicredit, Bper e Banco Bpm“. L’estate dirà.
Le critiche sui compensi Unicredit, che replica: “Tesi incoerenti”
Intanto venerdì si prepara l’assemblea di Unicredit, che oltre al bilancio – chiuso con 8,6 miliardi di profitti – rinnoverà il cda. Si attende un consenso ampio per confermare il presidente Pier Carlo Padoan e l’ad Andrea Orcel, fautore del rilancio della redditività del gruppo. Qualche voto contrario, però, potrebbe esserci sui compensi del management, aumentati l’anno scorso e poi modificati a marzo nel rapporto tra parte fissa e variabile, per adeguarsi ai rilievi della vigilanza senza doverli ridurre dal 2024. Glass Lewis, uno dei consulenti globali al voto degli investitori, ha proposto ai clienti di votare contro la politica di remunerazione di Unicredit, “non sufficientemente allineata con gli interessi degli azionisti”. Glass Lewis ha anche criticato la presenza della banca in Russia, che perdura e potrebbe produrre “un danno materiale alla reputazione con un impatto sul valore degli azionisti”. Orcel, che guadagnò 7,5 milioni di euro nel 2022, ne ha avuti in tutto 9,95 milioni 2023 (3,25 milioni di parte fissa più 6,5 milioni di variabile), avendo raggiunto tutti gli obiettivi posti dalla banca. Nel 2024 manterrà il pacchetto complessivo, e il rapporto 2 a 1 tra fisso e variabile, ma con un rialzo della parte fissa, che compensa le modifiche al piano di incentivazione in titoli, ridefinito su base mensile. Jeffrey Alan Hedberg, consigliere Unicredit che presiede il comitato remunerazione, ha contestato in una lettera agli azionisti i rilievi di Glass Lewis: “Crediamo che abbia trascurato alcuni punti chiave e che alcune sue argomentazioni siano incoerenti”.