
“Gaza, bombe sulla parrocchia”
18 Luglio 2025
A Siena si stanno spendendo 34,5 milioni di euro pubblici per riaprire l’aeroporto di Ampugnano. Non per collegare davvero la città al resto del mondo, né per risolvere l’isolamento infrastrutturale che penalizza il territorio. L’aeroporto sarà riservato a 8 voli taxi al giorno, piccoli aerei da 9 posti: un modello di mobilità pensato per pochi privilegiati, lontano dai bisogni reali della comunità.
Ma a chi servirà davvero? La risposta è chiara: con molta probabilità, a chi già oggi frequenta il resort di lusso lì vicino ad Ampugnano. Non è un caso: 8 voli al giorno sembrano calibrati su quella clientela, non per chi vive o lavora a Siena. In pratica, si costruisce un’infrastruttura pagata da tutti, ma destinata a pochi che possono permettersi di superare così le difficoltà di collegamento che il territorio ancora soffre.
A giustificare l’operazione c’è un grande impianto fotovoltaico da 20 ettari, che dovrebbe rendere energeticamente autonomo l’aeroporto. Ma l’energia prodotta non sarà distribuita ai cittadini o al territorio: servirà solo a sostenere lo scalo e a generare profitti. È il solito paravento verde: da una parte i pannelli solari, dall’altra il carburante degli aerei privati, perché i piccoli turboelica che voleranno da Ampugnano – seppur meno inquinanti dei jet – continuano a produrre quantità significative di CO₂. Un’ora di volo con 9 passeggeri può generare oltre 2 tonnellate di CO₂, mentre un treno o un autobus su tratte simili emettono fino a 20 volte di meno. È una contraddizione evidente: si investe nel fotovoltaico per sostenere un modello di mobilità vecchio, costoso, inquinante e selettivo.
Nel frattempo, il problema vero di Siena resta irrisolto: strade insufficienti, collegamenti ferroviari penosi, trasporti pubblici scadenti. Eppure, con la nuova Siena-Grosseto, Fiumicino sarà raggiungibile in 2 ore e mezza, Firenze in meno di un’ora, Pisa in due ore. Ma nessuno ha voluto fare uno studio comparativo serio per dimostrare che un aeroporto taxi non ha senso. Perché la verità è semplice: le infrastrutture servono a tutti, mentre l’aeroporto taxi serve solo a pochi privilegiati. Strade, treni, autobus rendono il territorio competitivo, connesso, accessibile a chi ci vive, ci lavora, vuole investire o semplicemente visitare. Qui invece si creano scorciatoie per pochi, lasciando molti penalizzati dalle difficoltà di sempre.
C’è poi un’altra domanda che nessuno sembra voler porre: quale turismo vogliamo per Siena e il suo territorio? Un turismo esclusivo e di lusso per pochi, oppure un turismo diffuso, di qualità, rispettoso dell’ambiente e capace di portare benefici all’intera comunità? E soprattutto: Siena città ha davvero le strutture e i servizi per accogliere un turismo di lusso? Hotel di alto livello, ristoranti, servizi personalizzati, mobilità rapida: tutto ciò che questa clientela chiede esiste? O si pensa di attrarre i ricchi con gli aerei privati per poi accoglierli in una città che non ha investito neppure nelle sue infrastrutture di base?
Le scelte parlano chiaro. Il Comune di Sovicille, dove si trova Ampugnano, non è stato consultato, i cittadini nemmeno. Le proposte alternative – un centro sportivo, una comunità energetica condivisa, un polo per la mobilità sostenibile – sono state ignorate. Questa non è visione strategica: è una scelta politica miope, utile a pochi, pagata da tutti.
L’aeroporto di Ampugnano non serve a Siena. Serve, con molta probabilità, a chi frequenta il resort di lusso lì vicino e a chi, con quei soldi pubblici, farà affari. È uno spreco mascherato da sostenibilità, con qualche pannello solare che non basta a coprire il danno ambientale e sociale di un progetto pensato senza il territorio e contro il territorio. Se davvero si voleva fare qualcosa per Siena, bisognava investire in infrastrutture vere, moderne, collettive. Quelle che, diversamente da un volo taxi, servono a tutti, non inquinano per pochi e creano opportunità per molti. E soprattutto, avere il coraggio di scegliere quale turismo costruire: uno per pochi, che Siena città oggi non è neppure pronta ad accogliere, o un turismo diffuso e di qualità che renda il territorio aperto, vitale e sostenibile per tutti.