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Un documento firmato da 139 vescovi italiani, con in prima linea il presidente della CEI Matteo Zuppi, ha acceso i riflettori sul destino delle aree interne del Paese. Non si tratta di un testo rituale, ma di un richiamo forte a istituzioni e opinione pubblica: questi territori non possono essere abbandonati a un declino considerato inevitabile. La politica è chiamata a scegliere se ridurre lo spopolamento a una “condanna naturale” oppure a una sfida da affrontare con coraggio.
Le opposizioni hanno colto l’occasione per criticare l’attuale impostazione del governo, giudicata sorda e incapace di sfruttare gli strumenti del PNRR. Alcuni deputati hanno presentato proposte di legge che riprendono le linee tracciate dalla lettera dei vescovi, definita da più parti un vero e proprio manifesto culturale e politico. Ma oltre alla dialettica parlamentare, colpisce come associazioni e realtà civili abbiano rilanciato l’appello: il presidente delle Acli, Emiliano Manfredonia, ha ricordato che le aree interne “non sono margini ma cuore del futuro italiano”, ribadendo che senza legami sociali e comunità partecipative non si ricostruisce fiducia.
In parallelo, il commissario straordinario per la ricostruzione post-sisma del 2016, Guido Castelli, ha portato l’esempio delle zone terremotate, dove la ricostruzione può diventare occasione per garantire nuove condizioni di vita e prospettive concrete soprattutto ai giovani. Qui, l’ascolto delle comunità è parte del metodo, non un dettaglio.
Il punto cruciale resta però politico: continuare a parlare di aree interne come luoghi destinati a svuotarsi equivale a rinunciare a un pezzo del Paese. Servizi pubblici accessibili, lavoro stabile e qualificato, infrastrutture moderne, tutela ambientale e culturale non sono optional, ma la base per restituire a questi territori la dignità di cui parlano i vescovi.
L’appello diventa allora una domanda di visione: l’Italia vuole farsi carico delle sue aree interne, riconoscendole come laboratorio di futuro, oppure accettare che intere comunità si spengano lentamente? La risposta segnerà la qualità della democrazia e la capacità del Paese di immaginare se stesso non solo a partire dalle città, ma anche dai suoi borghi e dalle sue montagne.