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Piazza del Campo, cuore civico di Siena, si è trasformata in questi giorni in un palcoscenico di luce. Il Palazzo Pubblico e la Torre del Mangia sono stati avvolti da una proiezione spettacolare: mani che stringono la terra, cowboy che lanciano il lazo, patate e colori che scorrono sulle superfici gotiche. Un affresco digitale che anima il monumento simbolo della città e lo trasporta in un racconto globale.
L’effetto è potente, quasi ipnotico. La pietra medievale si fa schermo, le architetture diventano parte della narrazione, sorprendendo anche chi conosce a memoria ogni finestra e ogni merlo. Ma, oltre alla meraviglia, resta una domanda: quale storia stiamo raccontando?
Il contrasto tra le immagini proiettate e la funzione originaria del Palazzo Pubblico non è neutro. Qui sono affrescati gli ideali del Buon Governo, qui si è costruita l’identità civica di Siena. Portare su queste mura figure che appartengono ad altri immaginari – il West, il lavoro agricolo, i simboli del tempo – significa aprire un dialogo tra passato e presente, tra locale e globale. È un invito a riflettere su come le città storiche possano continuare a parlare al mondo.
Eppure, il rischio di ridurre tutto a pura spettacolarizzazione è reale. Se l’operazione resta soltanto estetica, se non porta con sé un pensiero o un messaggio, la piazza rischia di trasformarsi in un fondale per turisti. La forza del video mapping sta proprio nel contenuto che veicola: nel suo potere di interrogare chi guarda, di farlo uscire con una domanda in più, non solo con una foto sul cellulare.
Per questo sarebbe auspicabile che progetti di questo tipo fossero accompagnati da un racconto chiaro, da un contesto che aiuti cittadini e visitatori a comprendere la scelta delle immagini e il loro significato. Piazza del Campo è molto più di una scenografia: è il luogo dove la città si riconosce e si interroga sul proprio futuro.
Altrimenti Ars Lucis rischia di diventare poco più di una movie night all’aperto, con luci e pop corn, ma senza la profondità che una città come Siena merita.