Due Oscar per la sceneggiatura
Steve Della Casa
Cinema Speculation, lo straordinario libro di appunti di Quentin Tarantino sembra fatto apposta per dimostrare in modo definitivo che il regista americano da un lato è un grande e profondo conoscitore di cinema, dall’altro va oltre ogni schema preordinato in cui una critica superficiale tende a confinarlo. Dopo Bastardi senza gloria, Django Unchained e C’era una volta Hollywood, tutti (anche i più duri di comprendonio) hanno capito che Quentin ha un grande rapporto con il cinema popolare italiano degli anni Sessanta e Settanta. Ed ecco che Quentin propone il suo pensiero applicato al cinema americano (anche) di azione degli anni Sessanta e Settanta. Si parla di Don Siegel, di Clint Eastwood e di Charles Bronson. Ma anche di Mash e di Woody Allen. Se qualcuno sarà sorpreso, capirà fin dalle prime pagine che non poteva non andare così. Quale altro bambino dell’epoca aveva una madre che gli diceva perentoriamente che o veniva con lei a vedere Conoscenza carnale e Butch Cassidy, oppure sarebbe stato a casa con la baby sitter? E quanti ragazzini dell’epoca sarebbero stati felici di essere posti di fronte a un’alternativa del genere?
Insomma, un bambino che a nove anni si tuffa nelle straordinarie immagini di Ispettore Callaghan, il caso Scorpio è tuo dove Clint Eastwood e il suo regista Don Siegel danno il meglio, che a 14 anni vede in doppio programma Gola profonda e Il diavolo in miss Jones (preferendo il secondo, che è sì un film hard-core ma decisamente venato di horror), che è terrorizzato quando gli fanno vedere Bambi ma adora il doppio programma Il mucchio selvaggio – Un tranquillo week-end di paura, quel bambino non poteva non diventare Quentin Tarantino. I suoi giudizi su quei film sono taglienti, definitivi, sempre motivati. I suoi appunti denotano che su quei registi, su quegli attori e sui film di cui parla ha raccolto tonnellate di appunti. Sono considerazioni personali, ma anche citazioni di libri e di interviste: una documentazione che fa trasparire una passione che si coniuga sa un rigore scientifico, senza che un aspetto prevalga sull’altro.
Ma attenzione. L’amore per il cinema di Quentin Tarantino è caratterizzato da un grande rigore, ma non è semplice erudizione, caccia al particolare, ricerca del dettaglio. Le sue considerazioni sono calate nella realtà del periodo, non prescindono dalla storia. Proprio come la sua rivisitazione di Django comporta un giudizio forte e deciso sul razzismo negli USA e la storia di Bastardi senza gloria ci dice come il cinema possa cambiare la storia al punto di far morire Hitler due anni prima di quanto veramente accaduto, così continui rimandi confermano che Quentin colloca i film nel loro tempo. Parlando di Ispettore Callaghan il caso Scorpio è tuo, Tarantino sottolinea come i rapinatori contro i quali Clint combatte siano vestiti proprio come le Pantere nere (erano i più temuti dalla borghesia bianca, molti più degli hippies che non piacevano ma che erano comunque i figli degeneri dei bianchi stessi). E per lo stesso film un’altra considerazione riguarda il pubblico che lo andava a vedere e che non amava i film della nuova Hollywood: non ci sarebbe da sorprendersi, secondo Quentin, se quando il maniaco punta il suo fucile su un ignaro gay all’interno del parco, il pubblico tifasse per il maniaco stesso…
Tutto si può dire di Tarantino meno che la sua visione del cinema sia solo sentimentale, sognatrice, astratta. La sua disamina ci mostra che insieme all’aspetto onirico e al piacere per il testo Tarantino unisce una grande attenzione per gli aspetti materiali del cinema, primo tra tutti lo star system. Di solito i critici tendono a trascurare l’importanza degli attori, privilegiando un discorso autoriale, una ricerca delle caratteristiche che il regista riesce a inserire nei propri film. Ebbene, a me non è mai capitato di vedere raccontato un film che amo tantissimo (Fuga da Alcatraz, ultimo incontro di Clint Eastwood con il regista Don Siegel) come un elemento nello scontro per il primato divistico tra lo stesso Eastwood e Charles Bronson, i due divi action del periodo. Invece Quentin sa essere convincente: è andata proprio così.